"L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
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Gli Esseni

Estratto dal sito umsoi.org

Durante l’esilio degli Ebrei a Babilonia si crearono reciproche influenze religiose.

L’idea ebraica della venuta del Messia era di origine zoroastriana (un mito iranico narra della venuta del Salvatore). Gran parte del canone esseno risentì del dualismo religioso di Zarathustra: la casta sacerdotale della comunità era composta da “Magi” (così si chiamavano anche i sacerdoti di Zarathustra).

I Re Magi del presepio erano dunque dei sacerdoti esseni incaricati di scrutare il cielo in attesa di un segno (la stella) che annunciasse l’arrivo del Messia di Aronne della comunità essena, cioè Gesù Barabba.

I magi e la comunità essena

Durante l’esilio degli Ebrei a Babilonia, durato fino ai primi anni di regno dell’imperatore persiano Dario, essi sono venuti a contatto con le religioni dualiste di tipo gnostico del mondo iranico. Della genesi di questa influenza reciproca della cultura iranica e della cultura ebraica, che sarà così importante per lo sviluppo del carattere fondamentalmente dualista della teologia essena, sono rimaste delle tracce importanti nella letteratura veterotestamentaria sia canonica che apocrifa.

Influenza della cultura iranica sulla spiritualità ebraica

In primo luogo, nel terzo libro di Ezra – apocrifo – viene riportato il testo di un decreto in cui l’imperatore Ciro afferma di essere stato messo a capo di tutta la terra dal Dio di Israele:

“Questo dice Ciro, re dei persiani: Il Signore di Israele, il Signore Altissimo, mi ha eletto re di tutta la terra e mi ha ordinato di costruirgli una casa in Gerusalemme, nella Giudea.

Ora, è evidente che l’imperatore persiano ha affermato di avere ricevuto il proprio potere dal Dio di Israele perché i sacerdoti Ebrei presenti in Babilonia, quasi certamente venuti a contatto con Zarathustra che apparteneva alla famiglia reale della Media e aveva una notevole influenza sull’imperatore, usavano identificare il Dio di Israele con Ahura Mazda, il principio del Bene secondo la teologia dualista zoroastriana. Infatti, difficilmente un imperatore avrebbe attribuito ad un dio straniero, per di più di un popolo asservito, il merito del proprio potere su tutta la terra, se questo dio non fosse stato identificato con il Principio Assoluto del Bene della religione iranica, Ahura Mazda appunto.

Non è un caso che nella letteratura antica e medievale, il profeta Balaam, assiro, di cui parla il libro dei Numeri dell’Antico Testamento, sia stato identificato con Zarathustra. Questa tradizione ha un’origine molto antica e non è da escludere che lo stesso autore del libro dei Numeri, probabilmente vissuto anch’esso durante il periodo della cattività babilonese, tendesse realmente ad identificare Balaam con Zarathustra.

A favore di questa ipotesi sta la profezia di Balaam sulla venuta del Messia, che ricalca strettamente (per il fatto stesso di avere predetto la venuta di un Salvatore che sarà annunciata da una stella) alcune versioni della profezia di Zarathustra sulla venuta del Salvatore del Mondo:

“Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo aperto d’occhio, oracolo di chi ascolta parole di Dio, e conosce la scienza dell’Altissimo, vede quello che l’Onnipotente gli fa vedere, cade e gli occhi si aprono. Lo vedo ma non ora, lo guardo, ma non da vicino: una stella si muove da Giacobbe, si alza uno scettro da Israele, spezza i fianchi di Moab, il cranio di tutti i figli di Set.”

L’idea ebraica della futura venuta di un Messia, quindi, è una idea religiosa di origine iranica, che affonda le sue radici in alcuni miti del dualismo zoroastriano.

Tra gli autori antichi che tendevano ad identificare Balaam con Zarathustra è importante ricordare Origene, che nella sua Omelia sui Numeri afferma:

“Se le sue profezie furono inserite da Mosè nei sacri libri, quanto più furono descritte da quelli, che allora abitavano la Mesopotamia, presso cui Balaam era sommamente onorato e che consta essere stati suoi discepoli nella magia? Da lui si dice discendere la schiatta e l’istituzione dei Magi nelle parti dell’Oriente.”

La religione dualista di Zarathustra ha dunque avuto una certa influenza su tanta parte della teologia ebraica, soprattutto su quella che ha ispirato le Scritture Apocrife dell’Antico Testamento, in particolare sui testi che più tardi sono andati a costituire il canone esseno.

E’ probabile che proprio nell’ultimo periodo della cattività babilonese si sia formato il primo nucleo di quella che più tardi diventerà la comunità essena, che esso abbia cominciato a dotarsi di una “casta sacerdotale” analoga a quella su cui poggiava l’antica religione di Zarathustra e che questi sacerdoti si siano chiamati “Magi” proprio come i sacerdoti di Zarathustra.

I “Re Magi” del presepe in realtà erano semplicemente dei sacerdoti esseni a cui era stato affidato il compito di scrutare il cielo in attesa di un segno (la stella), che, come profetizzato da Balaam-Zarathustra, annunciasse l’arrivo del Messia di Aronne della comunità essena, cioè di Gesù Barabba.

E’ da notare che il principale testo che riprende il tema dei Magi è proprio il Protovangelo di Giacomo, cioè il testo scritto dal Maestro di Giustizia della comunità essena del tempo di Gesù.

A questo punto, appare evidente la continuità storica tra il dualismo zoroastriano, quello esseno e quello del cristianesimo gnostico dei primi secoli.

Gli scrittori cristiani del II° secolo hanno scambiato i “magoi” esseni di cui parla il Vangelo di Matteo con i magi dello zoroastrismo iranico del tempo.

In realtà, i Magi esseni hanno visto nel bambino Gesù il proprio Messia di Aronne in maniera non dissimile da come ancora oggi i monaci buddisti, seguendo la propria tradizione, hanno visto in un bambino di pochi anni il successore del Dalai Lama.

Il fatto che Gesù sia stato scelto come Saoshyant (= Salvatore) dai Magi dello zoroastrismo ebraico, rappresentato dalla comunità essena, e non dai sacerdoti dello zoroastrismo persiano ufficiale, trova una chiara conferma nel fatto che le comunità gnostico-manichee dei secoli successivi, che si ponevano in continuità con questo zoroastrismo esseno, sono state perseguitate in Persia dallo zoroastrismo ufficiale in quanto “eretiche”.

Tra tutti i testi dell’Antico Testamento solo i testi usati dalla comunità essena non sono stati rifiutati in toto dalle comunità cristiane gnostiche orientali (lo gnosticismo occidentale ha rifiutato tutto l’Antico Testamento) proprio perché solo in questi scritti la tradizione esoterica e dualista dello antico zoroastrismo ebraico si era in qualche modo conservata.

Gli Esseni furono una setta di grande interesse, con una visione del mondo molto particolare.

Essi espressero per la prima volta idee che sono della massima importanza per il nostro tempo. Per avere notizie su di loro bisogna risalire alla grande scoperta, fatta nel 1947, all’interno di grotte situate nei pressi di Qumran, nel Mar Morto (vedi: Manoscritti del mar Morto), nelle quali vennero ritrovati rotoli interi di documenti e numerosi frammenti degli stessi. Una parte consistente di documenti è già stata pubblicata, una parte ancora no.

I primi scopritori si convinsero che la setta dei rotoli fosse la comunità degli Esseni. Questa comunità era già conosciuta da secoli, attraverso gli scritti degli autori antichi, tra i quali Flavio Giuseppe e Filone Alessandrino, famoso filosofo giudaico. Lo stanziamento degli Esseni è menzionato anche da Plinio il Vecchio, vissuto nel primo secolo della nostra era, autore di un’opera di storia naturale in lingua latina.

Nei rotoli ritrovati non compare il nome Esseni. Nelle fonti greche essi sono citati come Essaioi o Essenoi. Sul significato della parola Esseni sono state fatte numerose congetture. Secondo alcuni sembra che la forma latina potesse derivare dall’ebraico ” hasidium” (pii), secondo altri il nome derivava dall’aramaico “asya” (medico).

La questione, però, è di secondaria importanza; infatti, sebbene alcuni autori antichi abbiano citato gli Esseni, solo oggi, attraverso i loro scritti, possiamo capire chi essi siano.

Tra i rotoli vi sono opere che sono sicuramente collegate agli scritti esseni, ma ve ne sono altre che non sono interamente di provenienza essena. Gli Esseni erano impegnati nello studio della Bibbia per ritrovare il loro ruolo nella storia del mondo; essi composero delle opere di esegesi biblica.

Si stanziarono nella zona del Mar Morto, vicino a Ein Gedi, e qui fondarono la loro comunità e misero i rotoli nelle grotte, proprio nel luogo dove essi vennero ritrovati.

Secondo Plinio gli Esseni erano una comunità che aveva abbandonato le vanità del mondo.

Essi si erano elevati spiritualmente ed avevano conseguito una conoscenza mistica piuttosto consistente. Si erano isolati vivendo tra le palme da dattero, tenevano la proprietà in comune e non si sposavano, vivendo in uno stato di santità. Si dichiaravano pacifisti, ma si preparavano, al tempo stesso, per la guerra di distruzione totale, una rivoluzione mondiale nella quale essi sarebbero stati l’Elite di Israele. Vivevano presso le rive dei laghi e dei fiumi, lontani dai centri abitate e dalle città. Erano principalmente agricoltori e frutticoltori, vantavano una grande conoscenza del suolo e del clima, e questo permetteva loro di coltivare una notevole varietà di frutta e vegetali anche in zone relativamente desertiche.

Gli Esseni non avevano schiavi o servi: furono il primo popolo che condannò la schiavitù sia nella teoria che nella pratica. Nella loro comunità non esistevano il ricco e il povero, perché queste condizioni erano considerate delle deviazioni dalla loro legge.

Si dedicavano principalmente allo studio, sia della Bibbia che delle discipline come la medicina e l’astronomia. Essi furono considerati gli eredi dell’astronomia persiana e caldea e dell’arte egizia della guarigione. Erano anche esperti profeti e si preparavano alla profezia con un digiuno prolungato. Conducevano una vita semplice, alzandosi ogni mattina prima dell’alba per studiare, si bagnavano ritualmente nell’acqua fredda ed indossavano tuniche bianche.

Dopo il lavoro quotidiano nei campi e nelle vigne consumavano il loro frugale pasto in silenzio: non mangiavano carne e non bevevano vino. La sera era l’inizio della loro giornata, e il loro Sabato, o giorno santo, cominciava il venerdì sera ed era, per loro, il primi giorno della settimana.

Questa giornata era dedicata allo studio, alla discussione, alla musica, poiché essi suonavano diversi strumenti musicali. Dato il loro stile di vita, essi erano persone sane e robuste e raggiungevano spesso la tarda età.

Per essere ammessi alla loro comunità bisognava sostenere un periodo di prova di un anno, quindi seguivano tre anni prima dell’iniziazione, seguiti da sette anni di tirocinio prima di essere ammessi completamente.

Testimonianze riguardanti il loro stile di vita giungono dagli scritti dei loro contemporanei. Oltre ai già citati Plinio, Giuseppe Flavio e Filone, anche Solanius ed altri ne parlarono in vari modi, definendoli “una razza particolare, più interessante di tante altre” e venivano considerati “i più antichi iniziati che ricevono il loro insegnamento dall’Asia centrale”.

Tracce del loro insegnamento sono apparse in tutte le religioni.

I principi fondamentali erano insegnati anticamente in Persia, Egitto, India, Tibet, Palestina, Grecia e molti altri paesi.

La parte esoterica del loro insegnamento era rappresentata dall’Albero della Vita, dalle Comunioni Essene con gli Angeli, e dalla Settupla Pace.

L’insegnamento essoterico appare nel primo libro del Vangelo Esseno della Pace e nei Rotoli del mar Morto. La loro dottrina si ritrova nello Zend Avesta di Zarathustra, che la trasformò in uno stile di vita seguito per migliaia di anni.

Esso contiene i concetti fondamentali del Brahmanesimo, dei Veda, e anche i sistemi dello Yoga derivano dalla stessa sorgente. Budda divulgò le stesse idee di base e il suo “sacro Albero dell’Illuminazione” è collegato all’Albero della Vita.

In Tibet il loro insegnamento viene espresso nel Cerchio della Vita Tibetano. Esso fu parte integrante della cultura dei Fenici e della scuola alessandrina di filosofia in Egitto e contribuì a manifestazioni della cultura occidentale come la Massoneria, lo Gnosticismo, la Cabala e il Cristianesimo.

Gli Esseni vivevano in questo mondo, ma non ne facevano realmente parte. Essi erano convinti di vivere in compagnia degli angeli, sentivano di essere la “comunità di Dio”, gli eletti, e tratteggiavano una Città del Tempio spirituale secondo la loro propria concezione.

L’idea di base che il Maestro di Giustizia trasmise al mondo fu la “dottrina della predestinazione”. Il principio di base consiste nell’affermare che tutto è predestinato da Dio e che, quindi, non può essere modificato.

Secondo le loro credenze il termine “pentimento” acquistò un significato differente tra gli Esseni rispetto agli altri Ebrei. L’eletto esseno era una persona la cui elezione era stata predestinata. Egli viveva nel mondo, ma il fatto che ne avrebbe abbandonato le vanità entrando nella comunità e accettandone le regole, questo era oggetto di predestinazione. Gli Esseni chiamavano questo cambiamento, disposto da Dio, “pentimento”. Essi non avevano , però, solo un pensiero riguardante la predestinazione, il loro pensiero era anche dualista. Il dualismo tra bene e male era già apparso nella Bibbia, ma gli Esseni vi aggiunsero un altro dualismo: l’opposizione tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre.

Secondo il loro modo di vedere, Dio aveva predisposto in anticipo la divisione di due campi rivali, in opposizione. Dalla fonte della luce provenivano tutte le generazioni dei Figli della Luce, dalla fonte delle Tenebre provenivano le generazioni dei Figli delle Tenebre. Quindi una delle componenti base della predestinazione essena era la suddivisione tra malvagi e giusti.

Se un uomo era predestinato, fin dalla creazione, ad essere Figlio della Luce, lo diventava effettivamente; allora si univa alla comunità e Dio stesso lo avrebbe preservato dalla sofferenza e dal peccato. A questa concezione si aggiungeva la divisione tra bene e male all’interno del mondo spirituale: al di sotto di Dio c’erano due generi di uomini e due generi di esseri spirituali.

Gli spiriti erano divisi in due tipi; gli spiriti di menzogna e gli spiriti di verità. A capo degli spiriti di menzogna si trovava Belial, cioè Satana, al di sopra degli altri l’arcangelo Michele.

I Figli della Luce erano considerati, quindi, gli eletti della setta, mentre gli altri, Ebrei e gentili, erano i Figli delle Tenebre, condannati all’inferno. Il malvagio sarebbe stato sconfitto con la Guerra della Fine dei Giorni e il giusto sarebbe sopravvissuto.

Nonostante la loro idea di predestinazione, gli Esseni non pensavano affatto che l’uomo dovesse rimanere inattivo; egli doveva dar prova della sua elezione attraverso la sua iniziativa, dimostrando a se stesso e agli altri di essere stato scelto a far parte degli eletti.

Gli Esseni erano molto più rigorosi degli altri Ebrei nell’osservanza dei precetti e consideravano gli altri come seguaci di una via più facile ed agevole.

Essi raggiunsero delle alte vette dal punto di vista spirituale e di pensiero. Sono gli Ebrei che riuscirono ad affrontare, anche se in modo irreale e piuttosto utopistico, problemi molto gravi della condizione umana che ancora oggi hanno per noi una grande importanza.

I Rotoli del Mar Morto. Nelle grotte di Qumran venne scoperta una grande quantità di Rotoli. Una buona parte di essi è stata danneggiata dagli agenti atmosferici e dai parassiti.

In meno di venti grotte vennero ritrovate delle testimonianze fondamentali per lo studio della letteratura religiosa ebraica e per una migliore comprensione del Cristianesimo delle origini. Molti di questi testi hanno interesse solo per gli specialisti, altri sono costituiti da frammenti molto piccoli, al punto tale da non poterne ricostruire il pieno significato.

Una parte dei rotoli sono dei commenti a vari libri dell’Antico Testamento e ad altre opere ebraiche apocrife. Di seguito parleremo di alcuni rotoli di particolare interesse.

Il Rotolo di Rame venne ritrovato nella grotta n. 3 di Qumran. Questo documento è l’inventario di 64 luoghi dove era nascosto un tesoro formato da oro, argento e pietre preziose. Molti dei luoghi che vengono nominati si trovano a Gerusalemme, sotto o nelle vicinanze del Tempio; altri sono in territori vicini ad una distanza equivalente a quella di Qumran.

Se le cifre di cui parla il rotolo sono esatte, il tesoro ammonterebbe a 30 milioni di sterline, una somma che sicuramente piacerebbe a molti. Ma ciò che più conta del valore materiale è il significato religioso e simbolico; questo rende tale tesoro di un valore inestimabile.

Quando fu rivelato il contenuto del rotolo non venne fatto nessun accenno alla circostanza che nel testo si affermava che si trattava del tesoro del Tempio di Gerusalemme, da dove era stato trasportato per essere nascosto e protetto dagli invasori romani. Si può concludere, quindi, che il Rotolo di Rame risalga al tempo dell’invasione romana del 68 d. C. Alcuni esperti sostengono che si tratta di un tesoro del tutto immaginario, ma per molti studiosi esso è esistito realmente. Una cosa è certa: è impossibile localizzare i nascondigli segreti, in quanto le indicazioni, i luoghi, i punti di riferimento hanno toponimi locali ormai dimenticati da tempo.

Nel 1988 venne fatta un’ulteriore scoperta a poca distanza dal luogo dove era stato trovato il Rotolo di Rame. In una grotta, a circa un metro di profondità sotto il livello attuale del terreno, venne rinvenuta una piccola anfora risalente all’epoca di Erode e dei suoi immediati successori. Doveva essere considerata di grande valore, poiché era stata nascosta con molta cura ed era stata avvolta in un telo di fibre di palma.

Conteneva un olio denso di colore rosso la cui composizione, in base a delle analisi chimiche, risultò essere sconosciuta. Si pensa che questo olio fosse un balsamo, un’essenza preziosa prodotta a Gerico ed usata per consacrare i legittimi re d’Israele. La sua composizione, purtroppo, non può essere stabilita con certezza perché l’albero da cui l’olio veniva estratto è ormai estinto da millecinquecento anni.

In ogni caso, se questo olio fosse veramente un’essenza balsamica, potrebbe far parte del tesoro di cui parla il Rotolo di Rame. In ogni caso il principale privilegio del Rotolo di Rame è di aver dimostrato che Qumran non era una comunità completamente isolata, bensì legata a fazioni collegate al Tempio di Gerusalemme.

La Regola della Comunità venne rinvenuta nella grotta numero 1. Essa illustra i riti e le regole che guidavano la vita della comunità, le istruzioni al Maestro e ai subalterni e i principi di comportamento e le punizioni per la loro violazione.

Il testo incominciava enunciando i principi in base ai quali la comunità si definiva e si distingueva. Secondo tali principi i membri dovevano impegnarsi in un “Patto davanti a Dio per fare tutto quanto Egli ha ordinato” e, sempre secondo tali principi, a chi praticava l’obbedienza sarebbero “state perdonate tutte le colpe”.

La fedeltà alla Legge aveva una importanza fondamentale; tra le varie denominazioni che designavano i membri c’erano i “Guardiani del Patto”e gli “zelanti della legge”. Il Patto prevedeva determinati riti, tra cui il lavaggio e la purificazione per mezzo del battesimo, non una volta soltanto, ma tutti i giorni. Vi erano le preghiere quotidiane all’alba e al tramonto e la recita della Legge.

Tra questi riti si parla anche del “patto della comunità”simile, come dimostrano altri rotoli, all’Ultima Cena; essa parla anche del Messia. I membri che “procedono nella via della perfezione” devono rispettare la Legge “fino alla venuta del Profeta e dei Messia di Qumran e di Israele”. In questo brano del rotolo si fa riferimento a due figure regali, a due Messia distinti: uno discendente dalla stirpe di Aronne, l’altro della stirpe di Davide e Salomone, quindi di Israele.

All’epoca il termine Messia aveva un significato ben diverso da quello della tradizione cristiana: significava “l’Unto”, cioè colui che era stato consacrato con l’olio. Nella tradizione di Israele sia i re che i sacerdoti erano unti, cioè messia.

Copie di questo rotolo vennero trovate in due grotte: nella grotta numero 1 e nella grotta numero 4. La Regola della Guerra è un vero e proprio manuale di strategia e tattica militare; evidentemente faceva riferimento a circostanze specifiche ed era intesa per un tempo ed un luogo particolare.

Ecco un esempio: “Anche le sette formazioni dei cavalieri si terranno alla destra e alla sinistra della linea di combattimento, ma prenderanno posizione da una parte”.

Il testo del rotolo ha lo scopo di sollevare il morale e di aizzare la comunità contro il nemico invasore. Dà anche una dimensione metafisica e teologica alla lotta, definendola lo scontro tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre.

Il rotolo contiene anche un dato essenziale per la sua determinazione cronologica. Infatti, quando parla dei Romani il testo nomina “il loro re”, quindi il periodo a cui si riferisce non è quello della Roma repubblicana, bensì il periodo della rivolta della Palestina del 6 d. C. quando i soldati di Roma imperiale la invasero. Quindi la Regola della Guerra va considerata non nel contesto di un’epoca pre–cristiana, bensì nel primo secolo dopo Cristo.

Il Rotolo del Tempio sembra sia stato trovato nella grotta N. 11, ma non è un dato certo. Il rotolo tratta del tempio di Gerusalemme, ne dà la pianta, elenca gli arredi, le attrezzature, e parla dei riti che vengono praticati all’interno di esso. Il rotolo del Tempio è una specie di Thorah alternativa usata dalla comunità di Qumran e da altre sette palestinesi. La Thorah ufficiale comprende i primi cinque libri dell’Antico Testamento: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio; il Rotolo del Tempio costituisce il sesto Libro della Legge.

In esso sono contenute le leggi riguardanti i riti e le cerimonie del culto del Tempio, quindi il rituale di purificazione, le leggi riguardanti il matrimonio e le pratiche sessuali. Sono comprese in esso anche le leggi riguardanti l’istituzione della monarchia in Israele, il carattere, il comportamento, la condotta e gli obblighi del re.

Per esempio, è severamente vietato dalla legge che il re sia uno straniero, che abbia più di una moglie e che, come tutti gli ebrei, sposi la sorella, la zia, la moglie del fratello o la nipote. La maggioranza di questi tabù non sono nulla di nuovo, perché di essi si parla nell’Antico Testamento, a parte il matrimonio con la nipote.

I rotoli vengono considerati dagli esperti come risalenti all’epoca dei re Maccabei di Israele.

Con l’ascesa al trono di Erode e dei suoi discendenti la situazione cambiò. Prima di tutto, secondo gli standard ebraici del tempo, Erode era uno straniero, un arabo dell’Indumenea, una regione a sud della Giudea. In secondo luogo fra i re erodiani era frequente il fatto di sposare le nipoti. Quindi i divieti elencati nel Rotolo del Tempio si riferivano ad un tempo molto preciso, e sono una critica diretta alla dinastia di Erode, una dinastia di re stranieri, imposti e mantenuti da Roma imperiale.

Il rotolo denominato di Abacuc

Questo rotolo venne trovato nella grotta n. 1; è il testo che più si avvicina ad una cronaca della comunità. Il Commento ad Abacuc racconta di un certo numero di membri della comunità che, seguendo le istigazioni di un personaggio chiamato “uomo di menzogna”, si allontanarono rompendo il patto e cessarono di rispettare la Legge. Questo fece sì che esplodesse un conflitto fra loro e il capo della comunità, il Maestro di Giustizia.

Venne nominato anche un avversario malvagio conosciuto come il “Sacerdote empio”. Ciò che rende importante questa figura è l’indizio che fornisce per datare gli eventi narrati nel Commento ad Abacuc. Se il sacerdote empio era un membro della gerarchia del Tempio, significa che il Tempio esisteva ancora. Come nel caso della Regola della Guerra, in questo rotolo si fa riferimento alla Roma Imperiale, quindi alla Roma del primo secolo avanti Cristo.

Il Commento ad Abacuc allude ad una pratica particolare: le truppe romane vittoriose fanno offerte sacrificali alle loro insegne. Tale pratica non avrebbe potuto essere riferita al periodo della Roma repubblicana, perché a quell’epoca le truppe vittoriose avrebbero offerto sacrifici agli dei. Solo con la creazione dell’impero, quando l’imperatore venne considerato una divinità e divenne, per i suoi sudditi, un dio, la sua immagine o il suo simbolo furono riprodotti sugli stendardi dell’esercito. Quindi il Commento ad Abacuc, la Regola della Guerra, il Rotolo del Tempio fanno riferimento all’epoca di Erode.

L'energia co­smica Vril

Estratto dal sito TSCSS
Titolo originale: I misteri del nazismo

L’apparato bellico tedesco risentì particolarmente delle idee ariosofiche che si manifestarono scientificamente attraverso la cosiddetta fisica ariana, il concetto secondo cui la razza influenzava la validità e le qualità di un ricercatore. Teorie ancora oggi controverse come la Terra Cava vennero addirittura insegnate all'università, mentre le idee di
Nikola Tesla, una delle menti più geniali dei secolo scorso, furono valutate come una conferma dell'esistenza e dello sfruttamento dell'energia cosmica Vril. In questo articolo ci occuperemo di un argomento avvincente, le armi segrete di Hitler che solcarono i cieli e provocarono i primi avvistamenti di dischi volanti nei cieli d'Europa.

Nonostante i limiti della fisica ariana, che portò alla fuga di cervelli all'estero, gli scienziati tedeschi utilizzarono concezioni assolutamente all'avanguardia scoprendo effetti sconosciuti fino ad allora a volte sconfinanti nella metafisica. Uno dei principali creatori di progetti di questo tipo fu l'austriaco Viktor Schauberger (1885-1950) che realizzò un motore ad aspirazione basandosi su una teoria che nasceva dall'osservazione del comportamento dell'acqua nel fiume presso la sua abitazione. Schauberger descrisse l'acqua come un essere vivo, possedente una sorta di energia o forza vitale. Questa energia si manifesterebbe in una inversione del moto all'interno del corso del fiume in particolari condizioni di temperature notturne. Schauberger brevettò l’idea che lo rese ricco applicandosi al trasporto dei tronchi sul fiume e sfruttando la misteriosa energia, e la sua intuizione riuscì a portare a valle il legname i quantità notevolmente superiori rispetto al sistema in uso fino ad allora. Hitler venne a conoscenza del progetto e, affascinato dalle teorie naturali sulla forza cosmica Vril, invitò lo scienziato a Norimberga dove finanziò le sue ricerche con dieci milioni di Reichsmasrk. Schauberger affermava che il mondo della natura era il suo maestro e che i fiumi e le foreste gli avevano suggerito l’aspirazione, il vortice e non l’espulsione o l’esplosione (come nei motori a scoppio) sono il migliore per produrre energia. Mentre aria e acqua usano un moto di aspirazione per creare ordine e crescita con produzione di temperature fredde, l'uomo usa metodi distruttivi, con motori che creano il caos e il calore. Secondo lo scienziato, le centrali idroelettriche con acqua spinta a pressione su pale rotanti creerebbero un moto distruttivo, generando acqua morta. Pertanto, elaborò una turbina ad aspirazione in grado di mantenere l'energia vitale, dell'acqua (acqua viva). La sua teoria si concretizzò nel progetto dì un aeromobile che non bruciava bruciava carburante, creando una zona 'a bassa pressione' a livello atomico che sviluppava quella che chiamò energia di gravitazione diamagnetica. Studiando le possibilità del moto colloidale dell'acqua, nel 1941 applicò un motore d'avviamento d'aereo su una macchina basata su tale concezione. Il motore elettrico, serviva per far girare le, pale di una turbina all'interno dì un cilindro di un metro e mezzo diametro, al cui centro, era fissato un cono vuoto con base aperta. Il cilindro fu riempito fu riempito con acqua vivente, o caricata di energia vitale, e la turbina fu messa in moto raggiungendo velocità straordinarie nelle partei interne del cilindro ed estremamente al cono. L’apparato di levitazione ad acqua funzionava, ma soltanto con una turbina che sfruttava semplicemente ad acqua funzionava, ma soltanto con una turbina che sfruttava semplicemente acqua e aria.

Le idee di Schauberger vennero riprese da un gruppo di scienziati, tra cui Rudolf Schriever, che era capitano della Luftwaffe e pilota-collaudatore oltre che progettista di aerei sperimentali. La rivista Der Spiegel del numero del 30 marzo 1950 riportò un intervista rilasciata da Schriever il quale affermò che , nei pressi di Praga, nei primi anni 40 vi era una fabbrica della BMW che produsse alcuni dei velivoli noti come "dischi volanti'. In questo impianto come Klaus Habermohl, l'ingegnere italiano Giuseppe Nelluzzo e Walther Miethe (il quale aveva fatto parte del progetto V2, ma che poi si era occupato di progetti a disco) i quali seguirono gli studi di Schriever su un prototipo di velivolo discoidale. Schriever, dopo una serie di prove e di progetti (la serie Fhigelrad - Ruota Volante), era giunto alla conclusione che un sistema di pale rotanti come quelle di un elicottero, con una cabina di pilotaggio centrale, avrebbe assicurato la necessaria stabilità giroscopica. Schriever utilizzò i più recenti studi della BMW sui nuovi motori a turbina e insieme alla casa tedesca , concentrò i suoi sforzi progettuali in un impianto nei dintorni di Praga.

Il primo risultato fu il "Mark II", un disco del diametro di circa sei metri e alto due, con un pilota singolo. Sull'asse ruotavano sedici pale, larghe e vicine le une alle altre che dal basso si poteva vedere una superficie quasi continua ed era dotato di un turboreattore BMW che soffiava aria anche sulle pale. Si trattava di un apparecchio dimostrativo che venne seguito dal Flugclrad Mark II i cui problemi legati alla qualità dei materiali disponibili, causarono il decesso di alcuni collaudatori.

Da Praga, gli scienziati furono spostati a Breslavia, in Polonia, per attuare un programma di produzione di velivoli a disco finanziato dalle SS di Himmler. Programma trasferito dal centro di ricerca di Peenemuende, dove furono in seguito costruite le rivoluzionarie V1 e V2. Secondo alcune voci non confermate, la misteriosa “ società VRIL “ nel 1934, avrebbe costruito un prototipo legato alla forza cosmica con un principio naturale di levitazione secondo le idee di Schauberger che proprio in quell'anno discusse le sue teorie con Hitler. II velivolo sarebbe stato denominato "Vril I". anche se alcuni autori ipotizzano che tale nome era, in realtà, un diverso appellativo dei prototipo sviluppato (la Micthe e Schriever a Breslavia. Il "Vril 1" sarebbe, infatti, il famoso "Haunebu" che sfruttava un motore di nuova concezione progettato sulle idee Schauberger, ma realizzato dai tecnici della "società Vril". In questo caso, data la scarsità di testimonianze siamo propensi a credere che il velivolo Vril I fosse davvero l'Haunebu di Micthe, ma anche questo nome presenta un aspetto insolito. Haunebu è anch'esso un nome occulto, legato all'albero (al karma germanico e alle teorie ariosofiche sull'origine polare della razza ariana).

L'Haunebu, o Mark I era differente dal progetto di Schriever. Non aveva pale rotanti ma era un semplice disco di 9 metri con superficie liscia e abitacolo centrale a cupola trasparente. Ai lati della cupola vi erano propulsori a pistoni. L'Haunebu Mark I l’impiegò invece, motori a reazione che sfruttavano l'effetto Coanda, scoperto da Henry Coanda nel 191O. Secondo il quale nei fluidi e nei gas l'energia di spinta si sviluppa in combinazione su una superficie aumentando considerevolmente la spinta in avanti. L'Haunebu poteva decollare anche in modalita S.T.O.L. (Short Takc o1'f and L,undiilg) cioè verticalmente. inclinando l'ugello del motore a reazione verso il terreno, concetto ora impiegato dai moderni Harrier. Il capitano SS. Hans Cohler sviluppò un dispositivo negli anni 20-30 che convertiva l’energia gravitazionale e magnetica in energia elettromagnetica sotto forma di corrente elettrica. Nel documento British Intelligence Objectives Sub-Committee final report N 1043 ITEM N 31 dal titolo The invention of Hans Cohler , Relating to a New Source of Power (ovvero Invenzione di Hans Cohler relativo all’invenzione di una nuova fonte di energia), recentemente declassificato (il rapporto ufficiale tedesco è stato distrutto nei bombardamenti del 1945) l’invenzione di Cohler sembra essere il dispositivo centrale del progetto Haunebu.

A bordo del disco il generatore Cohler era accoppiato ad un generatore di banda Graaf e ad una dinamo sferica a vortice di Marconi (una sfera gigante di mercurio in rotazione) che produceva un campo elettro-gravitazionale attorno al disco che in tal modo si sollevava da terra. Il sistema era chiamato "Thule Tachyonator” in onore della società segreta da cui era nato il Partito Nazionalsocialista. A questi dispositivi lavoravano i tecnici tedeschi nelle fabbriche Siemens e AEG.

Verso la fine del conflitto, quando l'Armata Rossa si stava avvicinando pericolosamente alle aree dei test, gli scienziati del Reich dovettero spostare più volte gli impianti distruggendo ogni prova e progetto che non potevano portarsi dietro, al fine di evitare che cadessero in mani nemiche.

Intanto la ricerca andava avanti con le sovvenzioni delle SS che fornivano ogni aiuto necessario in termini tecnici e di finanziamenti, in quanto progetti Wunder Waffen (Super Armi) avevano la priorità assoluta. Con L’Haunebu “ Mark IV “ si assiste alla prima forma lenticolare (cioè formata da due piatti, il superiore rovesciato e a contatto con l’altro) come si è soliti vedere nelle foto di avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Il 14 febbraio 1945, nei cieli di Praga venne effettuato il primo collaudo del “ Mark V “ che raggiunse i 12.000 metri di altezza in meno di tre minuti, fatto confermato dalle testimonianze riportate nell’articolo. Il 17 aprile 1945 Miethe potè avvertire Hitler che la V-7 era stata testata con successo. Si trattava di un velivolo supersonico con 12 motori turbogetto BMW. Durante il primo test raggiunse i 78.000 piedi ( 23.700 metri ) e 80.000 nel secondo. Nel suo rapporto, Miethe affermò che la V-7 faceva uso di una forma di energia non convenzionale. Tuttavia, queste tecnologie furono sviluppate in una fase bellica troppo avanzata, in quanto pochi giorni dopo l’Armata Rossa sarebbe entrata a Berlino costringendo la Germania alla resa.

Pertanto i progetti di velivoli discoidali, seppur rivoluzionari, rimasero incompleti e allo stato sperimentale, non raggiungendo mai lo stadio industriale e di conseguenza non portarono ad un capovolgimento della situazione, come invece Hitler aveva sperato.

Per quanto riguarda le fonti storiche relative ai dischi volanti nazisti, riteniamo importante premettere che le notizie oggi circolanti sul soggetto giungono da rapporti giornalistici, interviste e testimoni oculari, tuttavia non esistono documenti ufficiali in grado di confermare la veridicità. E’ senz’altro vero che i tedeschi svilupparono un programma di velivoli discoidali che continuò dopo la guerra in USA e URSS, grazie all’apporto degli scienziati tedeschi che dopo la resa trovò nuova linfa nelle nazioni vincitrici del conflitto. Il velivolo AVROCAR dell’USAF a cui lavorò Miethe dopo il 1945 è uno dei tanti indizi in tal senso.

I documenti relativi ai progetti “ Vril 7 “ e “ Haunebu “ qui pubblicati non sono tuttavia confermati ufficialmente e sono stati inseriti solo per una piu completa informazione. La probabilità che siano veritieri è allo stato attuale difficilmente appurabile. Per correttezza scientifica e di informazione riportiamo quanto scoperto dallo scrittore tedesco Michael Hesemann che afferma che questi documenti sono dei falsi moderni. Avendo fato esaminare da un tecnico i caratteri di battitura delle lettere in essi riportati, avrebbe scoperto che la macchina da scrivere utilizzata sarebbe una “ Gabriele “, un modello tedesco entrato in produzione nel 1972 e che i disegni dei dischi volanti sarebbero stati ripresi dal libro Space Gravity and Flying Saucers di Leonard Cramp.

D’altra parte bisogna anche aggiungere che il Das Neue Zeitalter, di Monaco scrisse nel 1956: “ Viktor Schauberger è stato l’inventore e lo scopritore di una nuova forma di energia, l’implosione che fa uso di aria e acqua, generando luce e movimento “. Il Tages Anzeiger di Zurigo, ripostò un intervista del 18 novembre 1954 a George Klein, ingegnere impegnato nei test sui velivoli discoidali sperimentali all’epoca del Reich, che affermo di aver visto con in propri occhi un tale apparecchio raggiungere, durante il test, un’altezza di 30.000 piedi in tre minuti e viaggiare a centinaia di miglia all’ora. Il libro Brighter than a Thousand Suns, la bibbia sulla storia dello sviluppo della bomba atomica, conferma queste notizie affermando che “ velivoli a forma di disco volante con diametri di 16 metri furono fatti volare su Praga il 14 febbraio 1945 e raggiunsero in tre minuti un’altezza di quasi otto miglia. La loro velocità era di 1250 miglia orarie, poi raddoppiata in ulteriori test. L’agente CIA, Virgil Armstrong affermò. “ scoprimmo che Hitler aveva un arma segreta che oggi chiameremmo UFO o veicolo spaziale “, aggiungendo nella descrizione le stesse caratteristiche menzionate sopra. Una delle formazioni più interessanti è quella del colonnello Philip J. Corso, a capo della US Army’s Foreign Technology Division ( Divisione Tecnologica Straniera ) e membro del National Council del Presidente Eisenhower. Corso, che negli ultimi anni della sua vita (è morto nel 1998) è stato due volte in Italia per la divulgazione sul fenomeno UFO, ha rivestito un ruolo importante, all'inizio degli anni `60, nello studio retro-ingegneristico presso la divisione del Pentagono menzionata sopra, oltre che alla fine del secondo conflitto mondiale proprio in Italia. In un'intervista al "CNI News" del 5 luglio 1997, al giornalista Michael Lindemann che gli chiedeva se c'erano connessioni tra i dischi volanti (in particolare il caso del presunto UFO schiantatosi a Roswell nel Luglio 1947) e la tecnologia segreta nazista, Corso affermò: «Sì, è vero. Nel mio team c'erano scienziati tedeschi. Ebbi modo di parlare spesso di questo con Hermann Hoberth e Wernher von Braun. Io facevo parte del Project Paperclip con il generale Trudeau. C'erano stati schianti dovunque ed i tedeschi avevano raccolto anch'essi del materiale. Ci stavano lavorando. Non riuscivano a risolvere i problemi dell'apparato propulsivo e fecero migliaia di esperimenti con i loro dischi volanti. Ne avevano uno che saliva a 12.000 piedi. Ma dove tutti, noi e loro, hanno fallito, è stato il sistema di guida». Per quanto riguarda Roswell, Corso scrisse in The Day after Roswell: «La forma così inusuale del disco ricordava le ali Horten che i nostri piloti avevano visto alla fine della guerra. Questo ci fece sospettare che i tedeschi si erano imbattuti in qualcosa che noi non conoscevamo ancora».

Corso affermò che le sue conversazioni con von Braun e Willy Ley ad Alamogordo nei giorni successivi al crash di Roswell, confermarono l'accaduto e gli scienziati tedeschi parlarono di una storia nascosta profondamente dietro la faccenda dei "Piatti Volanti". Hermann Hoberth, il padre del razzo moderno, aggiunse toni curiosi alla faccenda affermando: «(...) non possiamo prenderci tutto il merito degli eccezionali risultati in alcuni campi scientifici. Noi siamo stati aiutati da esseri di altri mondi». Lo stesso Von Braun espresse francamente il suo parere sull'argomento e disse di non nutrire dubbi sul fatto che i meriti tecnologici tedeschi ebbero luogo grazie all'aiuto di esseri di altri mondi.

Alla fine della guerra, USA e Unione Sovietica cercarono di accaparrarsi i migliori cervelli nazisti. I servizi segreti americani chiamarono questa operazione con nome di “ Paperclip “ ( Operazione Graffetta – Il nome derivava dal fatto che le cartelle personali degli scienziati scelti per essere trasferiti negli Stati Uniti si distinguevano dalle altre mediante graffette che univano i loro progetti scientifici ai regolari form di immigrazione ) che trasferì in America illegalmente - a causa delle leggi immigrazione sugli ufficiali nazisti – almeno 1600 scienziati e i loro congiunti.

Grazie alle tecnologie tedesche basate su idee come il Vril, l’acqua vivente, l’energia vitale, e le macchine volanti discoidali, USA e URSS poterono dare il via alla corsa verso il programma spaziale che portò l’Uomo sulla Luna nel 1969. Le teorie della fisica ariana accettavano una visione naturale del cosmo e della misteriosa essenza che lo circonda, la life-force, mentre i servizi segreti americani, inglesi e russi rapirono gli scienziati nazisti e li convinsero ad applicare le loro invenzioni e scoperte nei nuovi programmi studiati dai vincitori sulla base di quanto avevano fatto i tedeschi sino ad allora. Ma nel loro pragmatismo si occuparono esclusivamente delle realizzazioni belliche, trascurando volontariamente le implicazioni metafisiche dell’essenza della cultura volkisch, cioè il legame cosmico uomo-ambiente. I progetti sperimentali russi e americani degli anni 50-70 portano l’inconfondibile marchio di fabbrica tedesco, cioè il loro aspetto simile all’originale nazista. Alcuni progetti sono realizzazioni pressoché identiche di velivoli sperimentali nazisti.

A questo punto possiamo concludere questa rassegna storica ricordando che gli avvistamenti di dischi volanti iniziarono ad attrarre 1'Opinione pubblica da quando il pilota americano Kenneth Arnold avvistò i primi UFO nel 1947, oggetti che nel suo disegno esplicativo sono identici ai progetti della serie "HO IX" dei fratelli Horten, i quali, negli anni `30 e '40, realizzarono vari velivoli sperimentali (la componente terrestre del fenomeno ufologico va certamente tenuta in debito conto, volutamente confusa da chi ne gestisce occultamente le informazioni, all’interno un fenomeno più ampio di cui sfugge ancora l'origine. N.d.R.). Gli avvistamenti UFO degli anni `50-70 sono virtualmente simili ai progetti degli Haunebu nazisti e successivi. Marco Dolcetta, politologo e giornalista RAI, autore dell’interessantissima opera video Il Nazismo Esoterico con rari filmati d’epoca anche sul soggetto dei dischi volanti nazisti, ci ha confermato che il motore ad aspirazione di Schauberger e i successivi funzionano perfettamente. Egli stesso ha sottoposto ad esperi e scienziati il progetto ricevendone un giudizio positivo.

Trattandosi di energia pulita e disponibile in quantità illimitate, uno sfruttamento industriale provocherebbe tali ripercussioni sull'economia mondiale che i servizi segreti alleati evitarono, allora ed evitano a tutt'oggi di rendere note tali tecnologie e sperimentazioni.

Per conoscere la risposta finale , dobbiamo attendere la totale declassificazione del materiale relativo a questi eventi. Tuttavia, è necessario tenere presente che per il caso “ Roswell “ e più in generale il fenomeno UFO esistono sezioni nei servizi inglesi e statunitensi ( nome in codice “ voliera “, in quanto ogni agente ha il nome di un volatile ) che hanno il compito di diffondere false informazioni e confondere l’opinione pubblica con messaggi e interpretazioni fuorvianti da varie fonti. Ciò è una conseguenza della natura compromettente dei motori per i velivoli discoidali studiati dai nazisti e successivamente perfezionati in USA, sfruttanti energia naturale e pulita.

Affermare che la fenomenologia UFO ha solo matrice esogena alla nostra realtà conviene a chi vuole continuare a tenere nell’ombra tecnologie rivoluzionarie già pronte da 50 anni, figlie dirette di quel nazismo che, sebbene ideatore di una catastrofe tra le più orribili della storia, trovò nell’applicazione tecnologica di concetti antichi e allo stesso tempo alternativi, i segreti di una positiva trasformazione delle fonti energetiche, oggi in mano ad altre potenze e in grado, se applicate, di poter dare loro frutti ancora oggi.

(p.s. i rimandi non sono dell'autore)