"L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
* * *

Dies natalis del Sol invictus


Nel 336 abbiamo la prima attestazione della celebrazione del giorno del Natale di Gesù al 25 dicembre in coincidenza con il giorno festivo del calendario romano dedicato al dies natalis del Sol invictus. Era ed è il solstizio d’inverno, il momento nel quale le giornate riprendono ad allungarsi e la luce - e, con il suo calore, la vita - lentamente riprende vigore.

La scelta della data cristiana non ha ovviamente nulla a che fare con una precisa conoscenza del giorno natale del Signore, che è sempre stata ignota, non essendoci fornita dai testi neotestamentari.
Piuttosto, per comprendere il motivo di questa decisione, dovremo risalire storicamente fino al culto solare celebrato nell’antica Emesa e trasportato a Roma dagli imperatori romani del III secolo d.C., ma, ancor più, indagare quella straordinaria attitudine del cristianesimo primitivo teso a scorgere le domande che emergevano dalla cultura pagana per illuminarle – è il caso di dirlo – a partire dalla novità del vangelo.

Continua: La scelta del 25 dicembre per celebrare il Natale cristiano: dal dies natalis del Sol invictus, espressione del culto solare di Emesa (e del dio Mitra), alla celebrazione del Cristo, “sole che sorge”
di Andrea Lonardo



Come ogni anno, il sole sta per raggiungere, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di minima declinazione, il cosiddetto solstizio d’inverno. Questa ricorrenza aveva nell’antichità un valore simbolico fortissimo, ormai pressoché perduto nelle moderne società sconsacrate, dove sopravvivono solo usanze inconsapevolmente tramandate ed adattate nel corso dei secoli.

Toccando il punto più basso dell’ellisse compiuta dalla terra nel suo movimento di rivoluzione, il sole dà visivamente l’impressione di sprofondare, di tramontare per non ricomparire più: siamo in effetti nel giorno più corto dell’anno. Ma poi, quasi per miracolo, il sole risale nella volta celeste, tornando vittorioso a risplendere.

Continua: Solstizio d’inverno, simbologie solari e Cristianesimo, di Paolo G.

La verità vi renderà liberi



Video conferenza in 18 parti di Jordan Maxwell

Segreti e tabù della guerra ambientale

In teoria si pensa di essere in democrazia e di poter parlare di qualsiasi argomento, ma in pratica esistono argomenti tabù, ovvero che suscitano reazioni emotive talvolta forti, e favoriscono una sorta di ostracismo ideologico verso chi li tratta. Ad esempio, chi solleva il problema della guerra ambientale, chimica o sismica, suscita reazioni forti, e rischia di passare per credulone, visionario o paranoico.
La cosa risulta assai sorprendente, se si pensa che siamo circondati da mass media (carta stampata e telegiornali) che le sparano sempre più grosse, ma quasi nessuno sembra manifestare una reazione proporzionale alle idiozie sentite.

E allora come mai quando si parla di alcuni argomenti – come lo strapotere di alcuni individui o il controllo criminale attuato da questi – si sollevano voci indignate, come se si stesse toccando un nerbo scoperto? Quelle stesse persone che digeriscono tutte le idiozie di regime, chiedono conto, – prove inoppugnabili o resoconti dettagliati- quando qualcuno solleva questioni non trattate altrove. Certo è più facile rivoltarsi contro un qualsiasi blogger indipendente che chiedere conto al regime.

Molte persone preferiscono credere che l’attuale sistema sia loro favorevole, che sia guidato da persone autorevoli a servizio di tutti, piuttosto che aprire gli occhi e vedere che non è così.

Non si tratta di avercela con qualcuno perché tutti noi vorremmo credere che le nostre autorità sono autorevoli e oneste, ma crederlo quando ciò non corrisponde a verità ci espone a pericoli e a conseguenze negative per tutti.

Molti, per credere anche a cose ormai evidenti, hanno bisogno che vengano trattate a “Porta a Porta” o a “Superquark”.

Chi riesce ad oltrepassare la truffa e a vedere la realtà quale essa è si accorge che sono davvero molte le cose sconcertanti e agghiaccianti, degne della mente del più feroce nazista. Quando si aprono gli occhi si capisce che i nazisti non sono stati tutti tedeschi e sostenitori del regime di Hitler.

I nazisti che oggi dominano sono molto più pericolosi di quelli della Germania di Hitler perché hanno nelle loro mani una tecnologia assai sofisticata, in grado di operare con una distruttività inaudita, facendo poi credere che le azioni distruttive non abbiano responsabilità umane.
Gli “esperti” di regime, ovvero gli scienziati che si sono sottomessi al potere, fanno passare per visionario chi solleva questioni scottanti che riguardano le capacità oggi esistenti di operare manipolazioni ambientali per provocare malattie e morte.


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AltraInformazione

Il Futuro stà per essere scritto ora


L'Establishment si stà battendo per restare in vita mentre il globo raggiunge un punto critico nella storia


Avvertendo l'aumento sensibile delle fonti di informazione alternative, il governo si stà muovendo per tassare i siti web di informazioni, nel tentativo di soffocare la concorrenza (...)


I media online e i siti web di informazioni sono diventati il fornitore dominante di informazioni. Per questo motivo la Cina ha bloccato gran parte di internet ai propri cittadini, cercando di mantenere il controllo. Secondo lo scrittore e "critico del web" Andrew Keen, in tutto il mondo l'internet del futuro sarà monitorato dai "gatekeepers" che verificheranno l'accuratezza delle informazioni postate nel web.

(...) i cittadini giornalisti sono diventati abbondanti in America nell' ultimo decennio (...) questo fenomeno ha indebolito il potere di controllo dei media nell'influenzare e modellare la realtà, così come il potere dei politici di controllare la loro esposizione attraverso tali media.


Il consenso attuale tra l'intellighenzia di governo - per esempio
Cass Sustein, lo Zar della regolamentazione di Obama - è che, nella nuova era dei media, l'informazione debba essere filtrata. Le "Teorie del complotto" stanno diventando troppo prolifiche, e una elite intellettuale deve guidare la società verso il "modo giusto" di pensare.

Questo tipo di ingegneria sociale è la filosofia trainante dietro molte delle iniziative in corso provenienti dalla Casa Bianca di Obama.


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La mente crea i fantasmi che vorrebbero imprigionarci nel dolore

La mente con le sue svariate dinamiche, nel pensiero filosofico occidentale, è stata decisamente sopravvalutata, al punto da divenire quasi il sinonimo dell’io e da prendere il posto del concetto, molto più ampio e comprensivo, di anima.

E allora diciamolo forte e chiaro: la mente è solo una parte dell’io; generalmente la più petulante, la più stupida, la più aggressiva: quella che ci vorrebbe sottomettere alla sua logica perversa, a scapito del nostro stesso bene, di cui nulla le importa.

Il male probabilmente più diffuso della nostra società, la depressione, è un prodotto della mente e dei suoi fantasmi; e così lo sono l’ansia, l’aggressività, l’insicurezza, la paura, la brama, la frustrazione ed il senso di inadeguatezza, con tutto il loro inevitabile corollario di malesseri e di malattie del corpo.

Noi non stiamo bene con il nostro corpo, quando il nostro corpo non va d’accordo con la mente; o meglio: quando la nostra anima subisce la dittatura della mente: dittatura implacabile, ferrea, che tende a reiterare sempre le stesse dinamiche ossessive, delle quali si alimenta.

Ogni qualvolta noi ci fissiamo su un’idea negativa, cadiamo vittime del ricatto della mente, della prepotenza della mente; anche se lo abbiamo fatto chissà quanti anni prima, magari nell’infanzia, allorché la nostra mente si è persuasa di una nostra incapacità, o di un nostro difetto o di una nostra colpa, presto o tardi essa ci presenterà il conto.

E sarà un conto salatissimo.

Perciò, a dispetto del ricatto cui la mente incessantemente tenta di sottoporci, bisogna aver chiaro che non esistono colpe che non possano essere perdonate, che noi non possiamo perdonare a noi stessi; tanto più che la nostra mente tende a incolparci di qualsiasi cosa, instillando in noi l’idea che una enorme responsabilità grava sulle nostre spalle e che, se non saremo all’altezza di portarla, per causa nostra avverranno chissà quali disastri.

La mente tenta di ipnotizzarci, caricandoci di sensi di colpa verso noi stessi e verso gli altri; poi, quando siamo ipnotizzati a dovere, ci schiaccia sotto il loro peso e suscita in noi una reazione di rifiuto, che aggrava ulteriormente il nostro malessere: perché non è negando il dolore che potremo uscirne, ma accettando gli stati dell’essere che stiamo via via attraversando.

Questo non significa che non esistano responsabilità di alcun tipo o che non esistano, in assoluto, anche delle colpe.

Esistono responsabilità ed esistono colpe; ma le responsabilità, il più delle volte, non sono così enormi come la mente vorrebbe farci credere, per poterci meglio tenere in suo potere; e le colpe non sono così imperdonabili come essa, per la stessa ragione, vorrebbe renderci persuasi: esiste una legge cosmica di interazione fra tutti gli enti, per cui il nostro agire non è mai così assoluto, così determinante come siamo propensi a credere, né in male né in bene.

Le cose accadono quando esistono delle ragioni a ciò sufficienti: e questa, che a tutta prima potrebbe sembrare una autentica banalità filosofica, è, viceversa, una delle più alte forme di consapevolezza cui un essere umano sia in grado di pervenire.

La conseguenza più diretta di tale legge universale è che, quando noi ci incolpiamo o ci vantiamo per aver provocato il tale o il talaltro evento, stiamo decisamente esagerando sia la nostra colpa, che il nostro merito.

Di fatto, noi non potremmo determinare un bel nulla, se non esistessero innumerevoli altre circostanze che rendono possibile l’effetto delle nostre azioni, sia in senso positivo che in senso negativo.

Noi non siano così importanti come crediamo di essere, anche se importante è la nostra fedeltà a un sistema di valori ben preciso; in altre parole, quello che conta non è tanto l’esito del nostro agire, ma le motivazioni di esso.

La pratica della meditazione, in effetti, altro non è che il modo dell’essere di cui si serve l’anima per liberarsi dalla dura tirannia della mente; per lasciar cadere i pensieri ad uno ad uno, mostrandone il carattere illusorio, finché non rimane altro che una grande pace.

La mente è sempre irrequieta e turbolenta; non concede tregua, non conosce respiro; Dante lo aveva magnificamente compreso e descritto con mirabile concisione in quel passo della «Divina Commedia» («Purgatorio», V, 16-18):

«ché sempre l’uomo in cui pensier rampolla

sovra pensier, da sé dilunga il segno,

perché la foga l’un dell’altro insolla».

Non bisogna ascoltare tutto quello che essa dice; non bisogna subire il suo ricatto, né lasciarsi schiavizzare dalla sua prepotenza.

La filosofia orientale si era già accorta della natura illusoria e prevaricatrice della mente nell’economia della vita interiore, e ne aveva delineato un quadro di straordinaria chiarezza, molto prima che in Occidente – tutti assorti a celebrare le lodi del Logos razionale – si sospettasse anche solo alla lontana qualcosa del genere.

Nell’immortale poema della spiritualità indiana, la «Bhagavad-Gita», Arjuna risponde a Krsna, che gli aveva delineato lo splendore incommensurabile della dottrina Yoga (cap. 6, 33-34; traduzione di Bhaktivedanta Swami Prabhupada):

«O Madhusudana, non vedo come io possa mettere in pratica questo Yoga che tu hai brevemente descritto, poiché la mente è agitata e instabile. La mente, o Krsna, è agitata, turbolenta, ostinata e molto forte; dominarla mi sembra più difficile che controllare il vento».

Al che il dio Krsna, nella sua ineffabile calma luminosa, pazientemente risponde al suo sgomento discepolo (idem, 6, 35-36):

«O Arjuna dalle braccia potenti, è certamente difficile domare questa mente agitata, tuttavia è possibile, o figlio di Kunti, con una pratica costante e col distacco. Per chi non ha il controllo della mente, la realizzazione spirituale sarà un’impresa difficile. Ma per colui che domina la mente e si sforza nel modo giusto, il successo è sicuro. Questa è la mia opinione».

Difficile, dunque, ma non impossibile; e, in ogni modo, meno difficile di quel che può sembrare a prima vista, se ci si applica con diligenza e, soprattutto, se vi vede con chiarezza quali sono le astuzie di cui la mente si serve per tenerci soggiogati in suo potere e in che cosa consiste la posta in gioco: cioè non solo la liberazione dell’anima dai turbamenti della mente, ma anche il raggiungimento dell’unione con l’Essere e la realizzazione del divino che è in noi, con il senso di appagamento e di pace che ne deriva.

L’anima nostra, infatti, è inquieta e turbolenta perché anela a trascendere se stessa, ma non ne è consapevole; oppure, se lo diviene, perché non vede gli strumenti e le vie a ciò adatti: e non v’è angoscia più insopportabile della costrizione, per l’anima umana, che quella di consumarsi e logorarsi nell’orizzonte del finito e del contingente.

Questo è stato il grande peccato delle filosofie moderne: aver voluto negare che il bisogno di trascendenza è costitutivo dell’anima umana, è una sua struttura ontologica.

Infatti, per individuare la via della liberazione dai continui turbamenti della mente, che cerca di spaventarci e di respingerci con i fantasmi che incessantemente evoca, è necessario raggiungere la consapevolezza che noi non siamo frammenti di realtà scaraventati a caso nel mondo, ma che siamo manifestazioni della potenza divina che pervade tutto l’universo; e che il nostro vero tormento nasce dall’illusione di crederci separati dall’Assoluto.

Solo quando si sia ben compreso che la nostra anima è parte dell’anima universale; che noi siamo parte dell’Essere e che il nostro destino e il nostro compimento, così come la ragione della nostra chiamata, consistono nel farvi ritorno con tutta la pienezza e la gioia di cui essa è suscettibile: solo allora potremo incominciare il percorso della liberazione.

Perciò la meditazione è una tecnica che aiuta la coscienza a liberarsi dalle lusinghe e dalle minacce continue della mente, ma non va assolutizzata: è lo strumento, non il fine da raggiungere; e ogni strumento va usato con intelligenza e senso pratico.

Ad ogni modo, bisogna tener presente che la mente, lasciata libera di imperversare nella nostra anima, finisce per diventare un nemico insidioso, che non può essere affrontato frontalmente, ma con astuzia proporzionata alla sua.

Quando un pensiero molesto, ossessivo, colpevolizzante, ci assale, quello che bisogna evitare è sia di rifiutarlo, fingendo che non esista, sia tentare di resistergli, facendo argine, per così dire, contro di esso.

Il primo atteggiamento fa sì che esso scompaia solo apparentemente; in realtà, si appiatta nel fondo dell’anima, in qualche oscuro recesso, pronto a riemergere con forza raddoppiata quando noi saremo più deboli – magari a distanza di anni o decenni.

Il secondo, paradossalmente, fa sì che quel pensiero si alimenti incessantemente proprio delle energie psichiche con le quali noi cerchiamo di tenerlo a bada e di contrastarlo: perché, combattendolo, altro non facciamo che aumentare la sua forza e renderlo ancor più signore della nostra anima martoriata.

No: la giusta strategia che si deve adottare non consiste né nel fuggire, né nel resistere; ma nel lasciare che esso attraversi la nostra consapevolezza e, poi, accompagnarlo al di là di essa, come un ospite sgradito che non si può né cacciare, né sopraffare, ma che bisogna lasciar passare, senza offrirgli alcun punto d’appoggio, alcun pretesto perché possa trattenersi più a lungo dello stretto necessario.

In un certo senso, questo concetto si avvicina a quello di «cavalcare la tigre» caro agli esoteristi: quando la tigre si lancia all’attacco, non è possibile salvarsi volgendole le spalle con la fuga, né affrontarla a mani nude in una impari lotta. Bisogna essere, invece, così abili e coraggiosi da saltarle in groppa e lasciarsi portare da essa dove vuole, fino a che la belva incomincerà a stancarsi e a perdere molto del suo slancio; e solo allora sarà possibile domarla.

Perciò, nel combattere le ossessioni della mente, la forza di volontà non basta; anzi, essa finisce per diventare il loro migliore alleato e per combattere contro di noi. Immaginiamoci un uomo il quale, perseguitato dal ricordo di un evento passato, si imponga di non pensarci: più se lo impone, e più la sua anima rimarrà prigioniera del cerchio stregato di quello.

Per liberarsi di quel pensiero, bisogna accettarlo e lasciare che attraversi la nostra consapevolezza; per quanto doloroso ciò possa essere, è l’unica strategia vincente, capace di strappare alla belva della mente gli artigli con i quali vorrebbe dilaniarci all’infinito.

Una volta che si sia riusciti a fare questo, ci si accorgerà che la mente, una volta domata, può divenire una nostra preziosa alleata: ma solo dopo che le avremo fatto sentire, con la forza delle redini e del morso, chi sia il più forte, tra essa e noi.

L’importante è ricordare che noi non siamo mai soli e che, quando il nostro coraggio vacilla, c’è una forza divina che è sempre pronta ad assisterci, a rincuorarci e a moltiplicare le nostre risorse, se solo noi sappiamo aprirci ad accogliere il suo benefico influsso.

In fondo, si tratta solo di abbandonare la superbia dell’ente che si crede autosufficiente e riconoscere che, come parte dell’Essere, noi possiamo tutto; mentre, come individui isolati, non possiamo fare proprio nulla.

Estratto da Stampa Libera

Articolo di Francesco Lamendola – 10/12/2010
Fonte: Arianna Editrice

Taos Hum

Fenomeni perversi...

"I cristiani dovranno essere consapevoli anche di ricercare con i musulmani un'intesa su come contrastare quegli aspetti che, al pari dell'estremismo, minacciano la società. Mi riferisco all'ateismo, al materialismo e al relativismo. Cristiani, musulmani ed ebrei possono lavorare per raggiungere questo comune obiettivo.Credo che occorra un nuovo umanesimo per contrastare questi fenomeni perversi". - Franco Frattini, Ministro della Repubblica Italiana.

Dal caos un nuovo ordine sulla Rete

Lawrence Lessig aveva predetto che «sta per accadere una specie di 11 settembre di internet», un evento che catalizzerà una radicale modifica delle norme che regolano la Rete. Lessig rivelava che il governo USA, così come aveva già pronto il Patriot Act ben prima dell’11 settembre, aveva già «un Patriot Act per la Rete dentro qualche cassetto, in attesa di un qualunque considerevole evento da usare come pretesto per cambiare radicalmente il modo in cui funziona internet». Così come George W. Bush, anche Obama sta facendo di tutto per avere, oltre alla valigetta nucleare, anche i bottoni per spegnere il web.

Leggi l'articolo completo I quattro imprinting di Wikileaks
di Pino Cabras

La Verità è logica e perfettibile

Dal sito Istituto di Ricerca della Coscienza, un estratto da Presunti scritti inediti attribuiti a padre Ernesto Balducci.

Effettivamente c’è un gran fiorire di fonti che parlano di trascendenza, che danno messaggi e via dicendo. Allora, come si può capire se si è presenza di qualcosa di autentico o meno?
Davanti a una fonte che parla di verità trascendentali, prima di tutto si deve ignorare la firma di ciò che viene detto, si deve, cioè, non conoscere, non sapere chi è l’autore dei messaggi e dei discorsi che vengono offerti e che si stanno studiando.
Questo è importantissimo, perché, se i contenuti sono validi, sono validi in se stessi e non per il motivo che qualcuno influente li abbia espressi. Se ci lasciamo suggestionare dal fatto che una determinata verità l’ha detta il Maestro tale, il filosofo talaltro o il Santo che sta sopra e così via, siamo portati a dar credito a ciò che non possiamo verificare.

E se è indubbio che le verità trascendentali non si possono verificare, è però altresì vero che la verità è essenzialmente ed estremamente logica, per cui chi segue una verità che non trova riscontro nella realtà fisica immediata, ha tuttavia il conforto di sapere che tale verità, non sottoponibile alla luce del giorno, può essere esaminata dalla propria ragione.
E, quando un individuo ha compreso, non rimane turbato se altri lo contraddice: rimane sereno nella propria verità.
Riconoscendo che esiste una evoluzione, non solo una evoluzione che riguarda il piano fisico, la materia, la forma, le razze… ma una evoluzione spirituale, si può ragionevolmente capire che fino a che l’uomo, l’individuo non è pronto, non può ricevere certe conoscenze, non può averle.

Non si deve, però, pensare a una sorta di privilegio: ogni essere ha gli stessi diritti
dell’altro e, se a un dato momento uno ottiene la possibilità di sapere verità che l’altro ancora non conosce, non è perché l’altro ne sia escluso, ma perché si esclude da solo, si esclude nel senso che ancora non ha interesse per quelle verità.
Quando, invece, una persona si dedica allo studio di taluni argomenti e apprende certe verità, non è perché ne sia degna, ma perché ne sente il bisogno, perché è giunto per lei il momento in cui tali verità le servono per progredire ulteriormente.

A coloro, poi, che non avvertono simili attrattive, quelle verità si scopriranno, comunque, in seguito, non appena la maturazione interiore da essi raggiunta lo esigerà: ciascuno riceve quel che può ricevere, secondo le sue capacità e il suo intimo grado evolutivo.
Inoltre, non si deve mai dimenticare che le verità, anche le più elevate, da qualunque fonte provengano, hanno sempre un carattere progressivo, perfettibile.
La critica è, dunque, necessaria, ma prima ancora è indispensabile il discernimento e la comprensione, senza dei quali non si aprirebbe la strada a ulteriori illuminazioni e superamenti.

Tecniche di manipolazione mentale

di Marcello Pamio – 11 ottobre 2010


Tratto dal libro “Neuroschiavi: manuale scientifico di autodifesa” di Marco Della Luna e Paolo Cioni, Macro edizioni


Cercare di spiegare cosa sono e come vengono praticate le cosiddette “tecniche di manipolazione mentale”, in una società quasi completamente controllata e manipolata come la nostra, non è compito facile. Per fortuna il libro scritto dall’avvocato e psicologo Marco Della Luna assieme al neuropsichiatra Paolo Cioni ci viene in aiuto.
Affermare che la nostra società - com’è strutturata - è una vera e propria gabbia mentale, fa subito aizzare i paladini e i difensori dei diritti civili, che sbandierando ai quattro venti termini come “libertà” e “democrazia”, cercano immediatamente di tranquillizzarci tutti, soprattutto le loro coscienze. Forse non capiscono. Forse fanno finta di non capire, che parole bellissime come “libertà” e “democrazia” primo non significano granché e secondo vengono sfruttate e amplificate proprio dall’establishment economico-finanziaria (cioè i veri e propri Burattinai), proprio per dare a noi l’illusione di non essere in gabbia.

“Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”
Johann Wolfgang von Goethe.

Dire alle persone che esse sono prigioniere di un sistema è pericoloso e controproducente perché può scatenare rivolte e ribellioni, mentre convincere gli stessi prigionieri di essere liberi e in democrazia, elimina ogni forma avversa e ogni tentativo di evasione.
Il titolo di un libro[1] del gesuita Anthony De Mello, a tal proposito è interessante, perché se un’aquila, che potrebbe tranquillamente volare libera nei cieli, cresce con la convinzione di essere un pollo, rimarrà per sempre dentro il pollaio. Avrebbe la possibilità di volarsene via, di spiccare il volo, ma tale potenzialità (castrata dalla società intorno) rimarrà latente per il resto della vita o almeno fino al “risveglio”

Lo aveva perfettamente compreso Edward Bernays, tecnico della propaganda, che nel suo saggio Propaganda del 1929, spiega come sia stato proprio l’avvento delle forme di governo democratico e delle cosiddette libertà individuali, assieme all’industrializzazione, a produrre la necessità oggettiva (da parte della politica e dell’economia) di governare, cioè manipolare dall’alto il pensiero e il comportamento delle masse, sia come elettori che come consumatori.
Questo è il motivo per cui oggi la manipolazione mentale è divenuta una tecnologia e una scienza, nella quale si investono molti più denari che in tutti gli altri campi della psicologia. Non solo, la manipolazione è essenziale e strutturale nella vita quotidiana del mondo in cui viviamo, e se non ci credete leggete fino alla fine.
In un siffatto scenario, dove libertà e consapevolezza sono sempre più minacciate, è indispensabile conoscere gli strumenti che le attaccano. Solo conoscendo possiamo difenderci.

L’importanza dell’informazione
L’importanza dell’informazione è fuori da ogni discussione. Informare, lo dice il nome stesso che deriva da “in-formare”, cioè dare forma. Ma dare forma a cosa, se non alle coscienze? Non a caso, tutte le grandi dittature hanno iniziato sempre con il controllo dei mezzi di comunicazione (mass-media), proprio per plasmare le menti e coscienze delle persone.
Oggi la maggior parte della comunicazione mira non ad informare oggettivamente, ma a influire nella psiche, sui gusti, sulle decisioni delle persone, dei consumatori, dei risparmiatori, degli elettori, ecc.
La totalità delle persone, educata dalla tivù alla passività e pigrizia mentale sin dall’infanzia, non sviluppa la capacità di mantenere l’attenzione autonomamente, se non è emotivamente coinvolta. I manipolatori questo lo sanno bene e per veicolare le loro informazioni (commerciali, politiche, economiche, ecc.), mantengono viva l’attenzione della gente, agendo direttamente nell’emotività. Questo si chiama intrattenimento.
Il paradosso è che sono le persone stesse che esigono di essere intrattenute e non informate, e ovviamente il Sistema le accontenta: informa (a modo loro) attraverso l’intrattenimento.
L’importanza dei mezzi di comunicazione, come detto prima, è enorme. Ai fini della governabilità, soprattutto nelle società basate sul consenso, è indispensabile limitare, ma anche controllare e orientare l’informazione, la costruzione della rappresentazione illusoria del mondo e da cui dipende la produzione e gestione del consenso.
L’informazione proprio per questi motivi, è controllata in modo strettissimo: pochissime agenzia di stampa, di proprietà rigorosamente privata e bancaria, forniscono le informazioni alla quasi totalità dei media (giornali, telegiornali, radio e internet).

Rilassamento e distrazione per meglio controllare
Il rilassamento è la più semplice tra le condizioni mentali che aumentano la suggestionabilità. Tale stato si può indurre facendo in modo che le persone si stanchino fisicamente e mentalmente, oppure tediandole con compiti e discorsi ripetitivi o distraendole con stimoli erotici e/o sessuali (donne bellissime seminude che presentano un programma o vendono un prodotto, ecc.). Anche la musica ha la sua importanza, perché può essere molto dolce per cullare o al contrario usare frastuoni per stordire letteralmente le persone.
Se ad un pubblico rilassato (davanti alla tivù) si somministra una storia con determinati contenuti (la classica storia che si vede nei programmi d’intrattenimento), si ottiene l’induzione di una trance, nelle quale è facile poi operare suggestioni e impianti mentali.
La distrazione è indubbiamente la strategia principe messa in atto dai mezzi di comunicazione di massa.

Tecnicamente il distrarre l’attenzione cosciente (quindi l’azione dell’emisfero cerebrale dominante) di una persona assorbendola in qualche attività o distraendola con notizie e informazioni assolutamente inutili, lascia il subconscio (o l’emisfero non dominante) sguarnito del suo presidio critico, rendendo possibile l’instillazione di suggestioni, immagini, storie, ecc.
Tutto quello che viene veicolato media (tivù, giornali, telegiornali e radio) in virtù del controllo capillare che esiste, è totale distrazione di massa.
Le telecamere e le luci dei riflettori vengono indirizzate su problematiche del tutto inutili per noi (la casa del partito di governo, i rom, gli stupri, delinquenza, l’assassinio in famiglia, ecc.), ma estremamente funzionali per il Sistema, che in questa maniera non fornisce le Vere informazioni e notizie. Riempiono, per così dire, il palinsesto mediatico, per riempire il nostro cervello con spazzatura, idiozie, gossip, e altre stupidità amene. Una volta raggiunto il limite non c’è più spazio per le cose importanti.

Obbedienza al Sistema
Ogni establishment che si rispetti, ha il suo arsenale di mezzi di dominazione, il cui fine ultimo è quello di produrre compliance, cioè obbedienza, conformazione da parte delle persone. Dominare gli altri significa ottenere la loro compliance, più o meno volontaria. Naturalmente è meglio se volontaria, cioè ottenuta con la manipolazione (illusione, persuasione, intidimidazione o condizionamento), anziché imposta con la forza (dittature, colpi di stato).

La scuola
La scuola è il mezzo primario per la manipolazione culturale e mentale. Impadronirsi dei bambini per formarli e condizionarli è nell’agenda di ogni Stato, totalitario o liberale e democratico che sia. Abituare i bambini, attraverso l’esecuzione ripetuta per anni degli ordini degli insegnanti, a seguire gli ordini delle autorità; abituarli alla sistematica gratificazione, all’assenza di regole e di confronti con la realtà, sforna creature incapaci di auto-disciplina, completamente dipendenti e incapaci di organizzarsi. Bambini siffatti, saranno adulti corrotti e dipendenti dall’esterno, quindi più facilmente manipolabili.

Nelle scuole, da una parte l’insegnamento delle materie fondamentali è concepito in modo di prevenire proprio il formarsi di una visione d’insieme (storia e scienza sono due banali esempi), dall’altro si cerca che le nuove generazioni non dubitino mai che il sistema di potere sia democratico e legittimo.
A tal proposito, il linguista statunitense Noam Chomsky scrive: “siccome nelle scuole non insegnano la verità circa il mondo, le scuole devono ricorrere a inculcare negli studenti propaganda circa la democrazia. Se fossero realmente democratiche, non vi sarebbe bisogno di bombardarli con banalità circa la democrazia”

La conformazione e indottrinamento del popolo statunitense è l’esempio perfetto. Il giorno a stelle e strisce inizia con l’alzabandiera, prosegue con il canto dell’inno nazionale, le preghiere collettive e le esaltazioni patriottiche. Tutta questa “democrazia” e “libertà” del popolo fanno degli USA, non a caso, il paese più guerrafondaio del pianeta!
Viene da sé che nelle scuola non possono insegnare la verità, perché la Verità renderebbe gli uomini liberi!
Non stupisce quindi trovare scritto negli attuali sussidiari scolastici, commenti sulle straordinarie proprietà degli alimenti transgenici (OGM), e come risolveranno per esempio la fame nel mondo. Questa è la più becera e deleteria propaganda di Regime: facendo crescere i bambini di oggi con simili falsità (facilmente dimostrabili), sarà molto più facile da adulti condizionarli, e questo è solo un banale esempio.
Mentre la nostra società deve comporsi non di uomini liberi, ma di una massa di lavoratori-consumatori-elettori alla base, e un piccolissimo gruppo o strato superiore, di dirigenti, figli di imprenditori, politici e banchieri. Solo questi ultimi vengono portati ad un livello di conoscenza privilegiato che consentirà loro di continuare a dirigere la società e mantenere il potere stabilito.

La neuroscienza
Per fare luce sulla manipolazione mentale e come questa viene messa in atto ogni giorno è necessario avere delle nozioni sulle funzioni primarie del nostro cervello.
Il cervello è formato da due emisferi: destro e sinistro. Entrambi processano e analizzano gli stessi dati, la differenza sta nel fatto che l’emisfero di sinistra processa in maniera lineare o sequenziale, quello di destra invece processa i dati simultaneamente. Non solo il destro essendo muto (il centro del linguaggio è a sinistra) deve affidarsi all’emisfero sinistro perché gli fornisca spiegazioni plausibili, ragionate, in vista delle decisioni da prendere sulla base del materiale (immagini, suoni, ecc.) processato a ogni istante. In pratica tutto deve passare per il sinistro.
Siamo cresciuti con la credenza che nasciamo con un certo numero di neuroni e che questi lentamente muoiono senza ricrescere. Le ultimissime scoperte della neuroscienza dicono invece che i neuroni incessantemente formano nuove sinapsi[2] e sciolgono sinapsi vecchie, e in modesta misura, nel cervello si generano nuovi neuroni, soprattutto in determinate parti del cervello.

Questo fatto importante si traduce così: l’acquisizione di nuove conoscenze, abilità, schemi comportamentali, (per esempio apprendere una poesia a memoria, suonare il pianoforte, ecc.) si attua mediante la formazione di nuovi circuiti e lo sviluppo vero e proprio nel cervello delle aree relative. Quindi imparare cose nuove non solo allena il cervello ma anche crea e sviluppa delle zone cerebrali. Viceversa, trascurando queste facoltà, si produce la loro decrescita.
Il nostro cervello è in grado di elaborare una mole incredibile di informazioni: oltre 400 miliardi di bits ogni secondo, ma siamo consapevoli di soli 200 bits. In pratica siamo consapevoli di mezzo miliardesimo di ciò che avviene e giunge al nostro cervello!
Da questo punto di vista, possiamo, con un certo sforzo e impegno, esercitare e coltivare la capacità intrinseca di essere consapevoli in ogni momento della vita, oppure pigramente lasciarci andare facendoci coccolare e atrofizzare l’encefalo.

Tutta l’industria dello spettacolo e del divertimento (discoteche, alcol, droga, ecc.) lavorano intensamente per rendere piacevole proprio questa lenta ma insesorabile atrofizzazione; dall’altra parte la politica scolastica mira a renderle legittime agli occhi dei più giovani.
Il tutto perché una popolazione di persone etero-dirette (atrofizzate nel cervello e nella coscienza) è molto più gestibile di una popolazione di persone auto-dirette.
L’altra cosa importante necessaria per comprendere il quadro generale è che la maggior parte delle cose che facciamo nella nostra vita, da mattina fino a sera, le eseguiamo inconsciamente. Nel farle, non solo non siamo coscienti di essere coscienti, ma non siamo nemmeno coscienti di farle. Questo processo incredibile sarà chiarito con l’esempio degli acquisti nei supermercati.
Ricapitolando il nostro inconscio registra ed elabora molti più dati di quelli di cui siamo consapevoli: il processo di elaborazione verbale, di ragionamento, di coordinamento sensori-motorio, mentre parliamo (scriviamo o guidiamo l’auto o suoniamo il pianoforte o giochiamo a calcio) è non solo interamente, o quasi interamente, subconscio, ma è anche immensamente più veloce della coscienza.
Se è vero, come è vero, che il novanta per cento di quello che facciamo viene gestito inconsciamente, mettere le “mani” in questa parte oscura della nostra mente, significherebbe avere un potere enorme di controllo…

Il senso di impotenza
Un'altra strategia, strettamente interconnessa con il tema del controllo, è la gigantesca campagna mediatica che inculca il senso di impotenza. Un vera e propria operazione pianificata che sta facendo da una parte assuefare a sentirsi impotenti, e dall’altra desensibilizzando alla violenza, spegnendo ogni reattività emotiva.
Come viene attuato tutto ciò? Bombardando di immagini e notizie violente (assassinii, stragi, eccidi, distruzioni, brutalità) senza che avvenga alcun intervento e/o cambiamento per porvi fine. Perché lo fanno? Assuefacendoci ad accettare l’illegalità, il degrado, il furto, il crimine, l’insicurezza del territorio, le bande, l’immigrazione selvaggia, ecc. come cose inevitabili e irrisolvibili, e contemporaneamente non lasciando il tempo di pensare e riflettere, subissandoci di infiniti, incalzanti, estenuanti adempimenti: fisco, contributi, tasse, tariffe, bolli, revisione caldaia, auto, ecc., non è possibile per noi capire cosa sta realmente accadendo, e soprattutto non è possibile organizzarci di conseguenza.
Il senso di impotenza, grazie ai mezzi di comunicazione di massa sta contagiando la società occidentale in maniera capillare, le persone oramai sono completamente apatiche e prive di volontà di cambiamento. Per quale motivo dovremmo cambiare noi stessi e la nostra vita, se non vediamo la luce, se le aspettative sono assolutamente nere? Questo però blocca e paralizza le coscienze di milioni di persone totalmente in balia del Sistema.

Cognizione e comportamento
Abbiamo visto prima che la scuola è strutturata per condizionare culturalmente e socialmente i bambini. Bisogna sapere che già nella prima infanzia ci creiamo falsi sistemi di convincimenti circa la realtà che ci circonda, gli aspetti che più ci toccano (rapporti con i genitori, le figure di potere da cui dipendiamo). Dal punto di vista psicologico, questi sono sistemi falsi, censurati, distorti non conformi alla realtà stessa, al fine adattativo di evitarci angosce e conflitti con certi aspetti della realtà, facendoci vivere in una realtà soggettiva modificata, resa compatibile con i bisogni e le difese della nostra psiche e con l’esigenza di mantenerci in accordo con le persone da cui dipendiamo.
Certe pratiche di manipolazione, si agganciano (se ovviamente ben congegnate) proprio a questi meccanismi, alle distorsioni e rimozioni che sono i loro prodotti e che interessano soprattutto il campo della paura, aggressività e sesso.
I manipolatori (che possono essere religioni, sette, marketing e politica) costruiscono su di essi l’adepto, il cittadino, il consumatore, il lavoratore.
Alle figure di potere genitoriali subentrano o si associano, quelle politiche, governative, giudiziarie, ma anche testimonial della reclame!

Pubblicità
La pubblicità commerciale nasce negli Stati Uniti negli anni ’20 per produrre, dirigere, sostenere la domanda di beni e servizi prodotti in massa dagli impianti manifatturieri. In seguito, dalla metà degli anni ’50, la produzione, l’offerta di beni, superò di molto la domanda, per cui la pubblicità iniziò a indurre la gente a massificare i consumi, creando veri e propri bisogni. Il tutto per vendere prodotti.
In seguito si è arrivati in cui la produzione supera il potere di acquisto, il reddito. Questa situazione è socialmente ed economicamente gravissima, perché gli investimenti attuati per la produzione sono a rischio perché la produzione non sarà comperata. Da qui il rischio di un crollo sistematico e da qui la nascita delle forme di ampliamento del potere di acquisto, ampliando l’accesso al credito: carte di credito e di debito!

Negli anni ’90 il marketing diventa “one-to-one”: la personalizzazione dei prodotti e dei servizi, permessa dall’informatica e l’elettronica, consente di tracciare il singolo cliente in modo tale dal lanciargli gli stimoli personali e mirati. Stiamo parlando di pubblicità personalizzata, ben rappresentata nel film di fantascienza “Minority Report”.
Il marketing pubblicitario, che sia di un farmaco o un cibo, è indubbiamente il più spietato e certamente scientifico sistema di condizionamento mentale. Il loro scopo è quello di convincerci a comprare un prodotto. Per l’analisi delle reazioni e lo studio della psiche, oltre ai test verbali, il marketing di oggi possiede un ricco arsenale di strumenti biofisici (frequenza e ampiezza delle onde corticali, frequenza respiratoria e cardiaca, consumo di ossigeno, resistenza cutanea, tono muscolare, vasocostrizione periferica, ecc.) in gradi di misurare il livello di eccitazione e attenzione del soggetto.

La neuroscienza, che in questo ambito potremo chiamare neuromarketing, ha descritto che l’area encefalica rilevante ai fini della decisione (di acquisto) è la corteccia prefrontale mediana.
E’ comune pensare allo spot pubblicitario in tivù o su un giornale, come alla classica pubblicità di una azienda. Niente di più sbagliato. Ogni parola, colore, carattere, frase, immagine, logo, soggetto usato, ai nostri occhi inesperti potrà sembra casuale, ma non per i neuroscienziati che stanno dietro. Questi esperti (psicologi, psichiatri, sociologi, neuropsichiatri, ecc.) pagati profumatamente, non creano solo pubblicità, ma veri e propri condizionamenti tali da produrre determinate associazioni o stati d’animo nella mente dei destinatari, cioè noi consumatori.
Frequentemente nelle immagini pubblicitarie o propagandistiche vengono inseriti “embeds”, cioè parole o immagini evocative nascoste, non manifeste, non coglibili dalla mente conscia, ma ritenute coglibili dall’inconscio.

Spesso e volentieri queste parole o immagini nascoste sono stimoli sessuali: parole come “sesso”, “sex”, o immagini di organi sessuali, donne nude, orge associate al prodotto reclamizzato. Il tutto, da una parte, per facilitare le scelte di acquisto, e dall’altra, per deviare e quindi meglio controllare le masse. Interferire nella sessualità delle persone (come avviene in molti culti religiosi) è un mezzo sicuro ed efficace per agire sugli strati profondi della psiche!
Se ciò sembra impossibile, le parole del dottor Lechner in merito a quello che fanno alcuni psicologi e psichiatri nell’ambito dell’alcolismo, potranno sembrare fantascienza. Con la scusa di aiutarli a liberarsi dalla dipendenza dall’alcol, raccolgono informazioni su incubi e allucinazioni che i loro pazienti sperimentano soprattutto quando sospendono l’assunzione dell’alcol, e le usano per congegnare pubblicità di alcolici, col presupposto quanto criminoso scopo di evocare, tramite immagini angoscianti, il bisogno di assumere alcol!

Un’altra tecnica “dolce” di conquista seduttiva, consiste nell’indurre la convinzione che la nostra libertà sia in pericolo e che si debba prendere quanto prima una decisione. “Ti stai accontentando? Passa a Quattro Salti in Padella di Findus”, dice la pubblicità televisiva. Tradotto: “stai accettando una limitazione alle tue aspirazioni a mangiar bene? Sei uno sciocco a farlo, perché puoi soddisfarle, liberandoti dai limiti, passando a Quattro salti in padella! Lo spot non vuole certo aumentare la nostra libertà, ma all’opposto restringerla, inducendoci a comprare quel prodotto specifico. Far credere al soggetto che la decisione deve essere sua e solo sua, è un trucco efficace per predisporlo a decidere come si vuole che decida, lasciandogli però l’illusione della libertà.

Il filone centrale della psicologia del marketing sono i fattori decisionali: Motivational Research, ricerca motivazionale.
La neuroscienza sa che gli uomini non sono consci del perché fanno buona parte di ciò che fanno. Ecco perché le persone, illudendosi del contrario, rispondono allo stimolo condizionato del simbolo e non alla qualità reale.
La pubblicità, la tecnica motivazionale si concentra proprio sulla manipolazione dei simboli.
I consumatori vengono conquistati mediante suggestioni illogiche, non mediante la qualità o efficacia del prodotto, e questa è la logica delle griffes (prodotti spesso mediocri ma venduti a prezzi alti in virtù di una etichetta-simbolo, quindi esclusivi e per pochi).

Il senso di colpa collegato al piacere di consumi voluttari come tabacco, alcol, dolciumi, inibisce i consumi, quindi va contrastato associandolo per esempio a valori positivi (come il medico che fuma, i nomi alcolici di protesta politica “Fidel”, “Cuba Libre”, calore di famiglia, quindi etica, per i dolci ecc.).
Rispetto al prodotto artigianale, il bene di produzione di massa viene spettacolarizzato per trasformarlo in un simbolo. I supermercati, non a caso, sono luoghi in cui si concentra un potere enorme di emanazione simbolica, quindi un enorme potere condizionante sulla mente.
I due terzi degli acquisti eseguiti nei supermercati sono voluttuari e decisi sul posto, sotto l’effetto di stimoli locali, in uno stato psicofisiologico alterato. Lo ha accertato una ricerca nel 1954 della DuPont Corporation. Infatti nel supermercato la persona è alquanto indifesa rispetto alla manipolazione e si trova in una specie di trappola psicologica, che può essere perfezionata con l’aggiunta di stimoli musicali e olfattivi.
Tra tutte le categorie di consumatori, la più indifesa è quella dei fanciulli, nei quali è facile imprimere bisogni, affiliazioni e abitudini. Inoltre i bambini sono molto più vogliosi di cose nuove e meno capaci a resistere agli impulsi. Sono il punto cedevole della famiglia e infatti il marketing punta proprio su di loro per indurre i genitori a sborsare quattrini.
Con i bambini è più facile suscitare ondate di moda o voghe, che inducono consumi a valanga di tutto un collegato di prodotti sussidiari e con funzioni diverse.
La pubblicità mira a modificare il panorama cognitivo, la visione del mondo, dei valori, dei pericoli o stile di vita, in pratica la pubblicità è l’industria della creazione dei bisogni immaginari e di mode!

Messaggi subliminali
Sono messaggi che vanno ad agire sotto la soglia della coscienza, quindi non sono percepibili.
La visione umana può percepire una immagine in un filmato solo se essa è presente almeno in 12 fotogrammi. La Coca-Cola per prima inserì delle sequenze di fotogrammi più brevi, con contenuto pubblicitario, in alcune pellicole cinematografiche. Risultato: gli spettatori esposti a tale pubblicità consumarono il 39% in più di Coca-Cola.
Nel 1978 in molti supermercati americani si diffondevano tramite gli altoparlanti, a un livello sonoro impercettibile alla parte conscia, messaggi esortanti a non rubare. Risultato: il taccheggio si ridusse del 36%.

Il presidente Gianni Agnelli in una sua lettera agli azionisti della Fiat parlava di messaggi subliminali con i quali “sonorizzare” e strani profumi con i quali “aromatizzare” i propri stabilimenti al fine di aumentare la produttività e migliorare il rapporto (sottomissione) lavoratori-azienda.
Anche la frequenza specifica ha la sua importanza. Si è scoperto che le parole di alcuni telepredicatori sono abbinate ad una frequenza di 7 Hz. La frequenza del vibrato sembra avere un effetto suggestionante e alterante sul livello di coscienza e capacità critica. Un’altra frequenza critica è quella intorno ai 3,5 Hz, cioè la frequenza di risonanza del cranio umano.
Negli anni ’70 si è scoperto che la musica può indurre la secrezione di sostanze oppioidi (encefaline, beta-endorfina, ecc.) che hanno una spiccata azione sulla psiche, euforizzate e anestetica. Quindi la musica induce decognizione.
Anche la televisione stimola la secrezione delle medesime sostanze.

Associazione e ripetizione
Una iniziativa oggettivamente poco accettabile come una guerra, una legge, una tassazione, ecc. può essere resa meno pesante etichettandogli una denominazione falsa ma semanticamente “buona”, accettabile (lotta al terrorismo, democratizzazione, liberazione, sicurezza collettiva, ristrutturazione, guerra umanitaria, missili intelligenti, ecc.) e ripetendola fino allo stremo in ogni situazione e circostanza.
La ripetizione di un messaggio, uno spot, se diventa pervasiva, se avviene molte volte al giorno, può far assorbire il contenuto, le implicazioni del messaggio stesso come se fossero un fatto provato, anche se non lo sono (“le armi di distruzione di massa di Saddam”, “le torri gemelle e Bin Laden”, ecc.).

Analogamente applicando denominazioni odiose, repulsive (antisemita, negazionista, revisionista, antisionista, terrorista, stato canaglia, ecc.) si può ottenere l’effetto contrario, al fine di colpire, delegittimare, screditare, criminalizzare le iniziative, le persone, le idee non gradite.
Il principio è sempre lo stesso: gli input - se si insiste adeguatamente - tendono a formare schemi inconsci nelle persone.
Questo spiega perché i bambini vengono educati e acculturati in questo modo. Attraverso la ripetizione ossessiva e sistematica di apposite suggestioni, attività, esperienze a un modo ben preciso e voluto di concepire la realtà, la nazione, la storia, l’identità, ecc,
Crescere ripetendo e sentendosi ripetere decine di migliaia di volte quei messaggi, certamente va a incidere a livello emotivo, cognitivo, identitario sulla costruzione stessa di quello che poi si sentirà “reale”, “provato”.
Pensiamo alla nostra società, in cui ogni canale televisivo ha un suo serial popolare, tanto per fare un esempio di indottrinamento, nel quale la polizia, la magistratura svolgono un’azione efficace, incorruttibile a tutela de cittadino, mentre la realtà vede la criminalità sempre più fuori controllo e le istituzioni sempre più inefficienti. Propaganda allo stato puro.

Restrizioni linguistiche
Consiste nell’imporre con diversi mezzi (insegnamento, televisione, ecc.) di non usare locuzioni o concetti, e di usarne altre in sostituzione, solitamente più vaghi, imprecisi. “Cieco”, “negro”, “invalido”, “spazzino“ non vanno bene, molto meglio “non vedente”, “nero”, “diversamente abile”, “operatore ecologico”. Ma perché tutto questo? L’inibizione del’uso linguistico e concettuale, alla formulazione di determinati dubbi (Resistenza, shoà, responsabili dell’11 settembre, ecc.) è idoneo per impiantare nei giovanissimi un senso di divieto, di colpa in relazione al pensare certe cose, quindi educa ad un’autolimitazione del pensiero. Infine un impoverimento espressivo comporta un impoverimento concettuale!

Modificare le certezze
Chiunque voglia manipolare una persona, per indurla a comprare qualcosa o per piegare la sua resistenza a un’azione qualsiasi di persuasione, ha la necessità di somministrare molti stimoli nuovi e interessanti, in modo tale che la corteccia prefrontale lavori e si affatichi. Dopodiché deve sommergerla di dati, dogmi, slogan, ecc. (proprio come lavora la tivù) per stremarla ancor di più, in questa maniera la corteccia prefrontale lascia le redini del cervello ai circuiti limbici, più primitivi ed emotivi, pertanto più suggestionabili e indifesi.
La corteccia prefrontale è influenzata da sostanze chimiche tossiche che possono danneggiarla, come le droghe, l’alcol, le tossine alimentari, ma anche da forti emozioni, privazione del sonno, stress cronico e una dieta ricca di grassi animali possono rendere le persone più esposte alle manipolazioni esterne.
Per assurdo, concedendo alle persone totale libertà di condurre una vita sregolata, innaturale, ci si agevola il compito di annullare la loro libertà più profondamente di quanto sarebbe possibile senza quella concessione.

“Shock and awe doctrine”
La cosiddetta “dottrina dello shock e sgomento” viene oggi applicata su scala globale. Mettendo singole persone o intere popolazioni sotto shock, si può produrre il loro consenso a un cambiamento, riforma, legge, restrizione di libertà, guerra, ecc. L’esempio delle Torri Gemelle e delle leggi repressive e guerre avvenute dopo, è lapalissiano.
Sfruttano l’effetto sorpresa e di spavento come enorme fattore di distrazione e paralisi di massa, inibitore di possibili reazioni e resistenze.
Lo shock è molto generico e può essere prodotto da catastrofi naturali (epidemie, terremoti, pandemie, ecc.), quanto da fatti economici (recessioni, crisi, crolli in borsa, fallimenti, ecc.) e politici (guerre, colpi di stato, ecc.).
Un esempio sono le domeniche a targhe alterne per meri fini di risparmio energetico. Questa imposizione dall’alto, generando nelle persone, allarme e preoccupazione di non poter usare la propria auto, di perderne l’importante risorsa, crea totale disponibilità ad accettare fortissimi e ingiustificati rincari dei carburanti, pur di conservarla!
Un altro esempio della dottrina dello “shock anche awe” potrebbe essere i black-out che hanno interessato il territorio nazionale qualche anno fa, la cui risoluzione sarebbero le centrali nucleari. Questo caso rientra anche nella cosiddetta strategia del “problema-reazione-soluzione”. Avendo in mano la Soluzione (centrali), si crea il Problema (black-out) e si attende Reazione (quasi sempre emotiva) delle masse, che accetterà di buon grado ogni soluzione prospettata pur di evitare il disagio.

Debunking
Il debunking o discredito è una forma manipolatoria, che consiste nel confutare, nello smontare, teorie e informazioni che vanno contro il pensiero ufficiale dominante. Oppure screditare i diffusori di queste teorie e informazioni.
La campagna “Mani Pulite” è stata, tra le altre cose, una grande operazione proprio di debunking, finalizzata cioè a salvare la credibilità del sistema politico-giudiziario.
Il debunker attacca la controinformazione con messaggi semplici, discorsivi, prevalentemente a livello emotivo, con “ganci” diretti all’inconscio, piuttosto che alla logica. Questi attacchi non si rivolgono al contenuto, alle idee, ma mirano a screditare la fonte e l’autore sul piano morale associandolo spesso ad affiliazioni “appestanti” coi terroristi, nazisti, fascisti, comunisti, antisemiti, antisionisti, ecc.
L’approdo estremo del debunking è quello di portare lo smascheramento degli smascheratori alle estreme conseguenze, ossia portare l’opinione pubblica alla conclusione che tutto è marcio, tutti mentono, tutti sono ladri, tutti fregano. Per tanto la verità non si potrà mai sapere, e quindi è moralmente giustificato arrangiarsi, infischiarsi di tutto e tutti. Si giunge all’egoismo più radicale e disumanizzante.

Chi trova un nemico trova un tesoro
La frustrazione genera tensione e aggressività; e l’aggressività può scaricarsi contro di sé o contro un oggetto esterno. Quando un tale tipo di frustrazione è diffusa in tutta la popolazione, il momento è propizio per fondare un movimento e/o organizzare un attacco verso il nemico.
Nel nostro mondo tormentato da insicurezza e frustrazione (create ad hoc) c’è un gran bisogno psicologico e sociale di un nemico, di colpevoli, di capri espiatori (terroristi, rom, immigrati, ecc.).

Dipendenze chimiche
Nella nostra società la diffusione dell’uso di sostanze psicotrope è enorme. Un’altissima percentuale di persone fa uso stabile e ha sviluppato qualche forma di dipendenza da droghe, alcol o psicofarmaci. Decine di milioni sono i minori letteralmente drogati con psicofarmaci.
Gli effetti di tali sostanze psicoattive convergono tutti nel diminuire la libertà di giudizio, di resistenza e di azione delle persone e ovviamente nell’aumentare la loro condizionabilità e suggestionabilità. In pratica la persona dipendente, da alcol o droghe o psicofarmaci o barbiturici è molto più controllabile e plasmabile dal Sistema, lo stesso che veicola e vende tali sostanze. Coloro che si aiutano e si abituano all’aiuto chimico, perdono la capacità di autodeterminazione. Una società così siffatta non è una società libera.
I farmaci psicoattivi o psicofarmaci vengono veicolati, con la compiacenza della psichiatria, dalle case farmaceutiche; il mercato immenso delle droghe e dell’alcol, è gestito dalla grande finanza internazionale e il flusso di narcodollari, per il 60% avviene negli Stati Uniti, collegato a quello del traffico di armi.

Cinema e televisione
Il mussoliniano “cinema l’arma più forte”[3] ha fatto il suo tempo o anche oggi l’intrattenimento cinematografico ha la sua importanza nel condizionare le masse?
I film di propaganda seppero produrre nel passato veri e propri capolavori (“Il grande dittatore”, “Il trionfo della volontà” solo per citarne un paio), ma anche oggi la forza dell’arma del cinema non è minimamente spuntata: Hollywood docet.
Il cinema ha funzione d’avanguardia per veicolare un certo tipo di messaggio, per poi sondarlo e una volta passato, trasferirlo nel piccolo schermo: la televisione!
In pratica il cinema prepara il terreno, predispone l’intero organismo al virus, che poi sarà iniettato nelle masse dai media come i giornali, radio e soprattutto dalla televisione. Senza che ce ne accorgiamo il grande schermo fa filtrare nelle pieghe delle sceneggiature e regia il modo di pensare di domani[4], e la sua enorme forza di penetrazione sta proprio nel silenzio e attenzione. Mentre la tivù deconcentra (anche questo molto utile per certi aspetti), nella buia sala regna il silenzio totale e si è da soli, con la massima attenzione.

Tratto dal libro “Neuroschiavi: manuale scientifico di autodifesa” di Marco Della Luna e Paolo Cioni, Macro edizioni

[1] “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo”, Anthony De Mello
[2] Sinapsi: è la giunzione specializzata del neuroni attraverso cui un impulso nervoso passa da un terminale di azione a un neurone, una cellula muscolare o un cellula di una ghiandola.
[3] “Cinema: ancora l’arma più forte?” Ferdinando Menconi, tratto dal mensile “Ribelle”, nr. 23-24 - www.ilribelle.com
[4] Idem

http://www.disinformazione.it/neuroschiavi.htm

Il significato occulto

Quale è il messaggio che cerca di trasmettere il video di Lady Gaga, miscuglio di concetti e simboli che si scontrano e si fondono in un’ambientazione fredda, militarista, orwelliana, in evidente contrasto con la musicalità del brano.

Tra i tanti possibili significati è evidente la metamorfosi della protagonista che rifiuta la fede cristiana e l’amore per “Alejandro” per abbracciare un nuovo tipo di spiritualità ove androginia, unione delle energie opposte, trasformazione alchemica, evidentemente, sono pratiche necessarie per raggiungere con i propri mezzi tale divinità.

Con il proseguire, quando l’attenzione è alta, noterete scorrere sullo sfondo immagini oppressive, scene di disordini sociali, di edifici in fiamme e di polizia in azione; scene che, sapientemente intrecciate con la sessualità della protagonista, creano una correlazione positiva nel subconscio e desensibilizzano l'opinione pubblica.

Lady Gaga, quindi, immolata per rappresentare su scala mondiale le profonde trasformazioni in atto o semplicemente una scaltra artista?

Vi invito a leggere l’intero articolo su The VigilantCitizen


Gli Esseni

Estratto dal sito umsoi.org

Durante l’esilio degli Ebrei a Babilonia si crearono reciproche influenze religiose.

L’idea ebraica della venuta del Messia era di origine zoroastriana (un mito iranico narra della venuta del Salvatore). Gran parte del canone esseno risentì del dualismo religioso di Zarathustra: la casta sacerdotale della comunità era composta da “Magi” (così si chiamavano anche i sacerdoti di Zarathustra).

I Re Magi del presepio erano dunque dei sacerdoti esseni incaricati di scrutare il cielo in attesa di un segno (la stella) che annunciasse l’arrivo del Messia di Aronne della comunità essena, cioè Gesù Barabba.

I magi e la comunità essena

Durante l’esilio degli Ebrei a Babilonia, durato fino ai primi anni di regno dell’imperatore persiano Dario, essi sono venuti a contatto con le religioni dualiste di tipo gnostico del mondo iranico. Della genesi di questa influenza reciproca della cultura iranica e della cultura ebraica, che sarà così importante per lo sviluppo del carattere fondamentalmente dualista della teologia essena, sono rimaste delle tracce importanti nella letteratura veterotestamentaria sia canonica che apocrifa.

Influenza della cultura iranica sulla spiritualità ebraica

In primo luogo, nel terzo libro di Ezra – apocrifo – viene riportato il testo di un decreto in cui l’imperatore Ciro afferma di essere stato messo a capo di tutta la terra dal Dio di Israele:

“Questo dice Ciro, re dei persiani: Il Signore di Israele, il Signore Altissimo, mi ha eletto re di tutta la terra e mi ha ordinato di costruirgli una casa in Gerusalemme, nella Giudea.

Ora, è evidente che l’imperatore persiano ha affermato di avere ricevuto il proprio potere dal Dio di Israele perché i sacerdoti Ebrei presenti in Babilonia, quasi certamente venuti a contatto con Zarathustra che apparteneva alla famiglia reale della Media e aveva una notevole influenza sull’imperatore, usavano identificare il Dio di Israele con Ahura Mazda, il principio del Bene secondo la teologia dualista zoroastriana. Infatti, difficilmente un imperatore avrebbe attribuito ad un dio straniero, per di più di un popolo asservito, il merito del proprio potere su tutta la terra, se questo dio non fosse stato identificato con il Principio Assoluto del Bene della religione iranica, Ahura Mazda appunto.

Non è un caso che nella letteratura antica e medievale, il profeta Balaam, assiro, di cui parla il libro dei Numeri dell’Antico Testamento, sia stato identificato con Zarathustra. Questa tradizione ha un’origine molto antica e non è da escludere che lo stesso autore del libro dei Numeri, probabilmente vissuto anch’esso durante il periodo della cattività babilonese, tendesse realmente ad identificare Balaam con Zarathustra.

A favore di questa ipotesi sta la profezia di Balaam sulla venuta del Messia, che ricalca strettamente (per il fatto stesso di avere predetto la venuta di un Salvatore che sarà annunciata da una stella) alcune versioni della profezia di Zarathustra sulla venuta del Salvatore del Mondo:

“Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo aperto d’occhio, oracolo di chi ascolta parole di Dio, e conosce la scienza dell’Altissimo, vede quello che l’Onnipotente gli fa vedere, cade e gli occhi si aprono. Lo vedo ma non ora, lo guardo, ma non da vicino: una stella si muove da Giacobbe, si alza uno scettro da Israele, spezza i fianchi di Moab, il cranio di tutti i figli di Set.”

L’idea ebraica della futura venuta di un Messia, quindi, è una idea religiosa di origine iranica, che affonda le sue radici in alcuni miti del dualismo zoroastriano.

Tra gli autori antichi che tendevano ad identificare Balaam con Zarathustra è importante ricordare Origene, che nella sua Omelia sui Numeri afferma:

“Se le sue profezie furono inserite da Mosè nei sacri libri, quanto più furono descritte da quelli, che allora abitavano la Mesopotamia, presso cui Balaam era sommamente onorato e che consta essere stati suoi discepoli nella magia? Da lui si dice discendere la schiatta e l’istituzione dei Magi nelle parti dell’Oriente.”

La religione dualista di Zarathustra ha dunque avuto una certa influenza su tanta parte della teologia ebraica, soprattutto su quella che ha ispirato le Scritture Apocrife dell’Antico Testamento, in particolare sui testi che più tardi sono andati a costituire il canone esseno.

E’ probabile che proprio nell’ultimo periodo della cattività babilonese si sia formato il primo nucleo di quella che più tardi diventerà la comunità essena, che esso abbia cominciato a dotarsi di una “casta sacerdotale” analoga a quella su cui poggiava l’antica religione di Zarathustra e che questi sacerdoti si siano chiamati “Magi” proprio come i sacerdoti di Zarathustra.

I “Re Magi” del presepe in realtà erano semplicemente dei sacerdoti esseni a cui era stato affidato il compito di scrutare il cielo in attesa di un segno (la stella), che, come profetizzato da Balaam-Zarathustra, annunciasse l’arrivo del Messia di Aronne della comunità essena, cioè di Gesù Barabba.

E’ da notare che il principale testo che riprende il tema dei Magi è proprio il Protovangelo di Giacomo, cioè il testo scritto dal Maestro di Giustizia della comunità essena del tempo di Gesù.

A questo punto, appare evidente la continuità storica tra il dualismo zoroastriano, quello esseno e quello del cristianesimo gnostico dei primi secoli.

Gli scrittori cristiani del II° secolo hanno scambiato i “magoi” esseni di cui parla il Vangelo di Matteo con i magi dello zoroastrismo iranico del tempo.

In realtà, i Magi esseni hanno visto nel bambino Gesù il proprio Messia di Aronne in maniera non dissimile da come ancora oggi i monaci buddisti, seguendo la propria tradizione, hanno visto in un bambino di pochi anni il successore del Dalai Lama.

Il fatto che Gesù sia stato scelto come Saoshyant (= Salvatore) dai Magi dello zoroastrismo ebraico, rappresentato dalla comunità essena, e non dai sacerdoti dello zoroastrismo persiano ufficiale, trova una chiara conferma nel fatto che le comunità gnostico-manichee dei secoli successivi, che si ponevano in continuità con questo zoroastrismo esseno, sono state perseguitate in Persia dallo zoroastrismo ufficiale in quanto “eretiche”.

Tra tutti i testi dell’Antico Testamento solo i testi usati dalla comunità essena non sono stati rifiutati in toto dalle comunità cristiane gnostiche orientali (lo gnosticismo occidentale ha rifiutato tutto l’Antico Testamento) proprio perché solo in questi scritti la tradizione esoterica e dualista dello antico zoroastrismo ebraico si era in qualche modo conservata.

Gli Esseni furono una setta di grande interesse, con una visione del mondo molto particolare.

Essi espressero per la prima volta idee che sono della massima importanza per il nostro tempo. Per avere notizie su di loro bisogna risalire alla grande scoperta, fatta nel 1947, all’interno di grotte situate nei pressi di Qumran, nel Mar Morto (vedi: Manoscritti del mar Morto), nelle quali vennero ritrovati rotoli interi di documenti e numerosi frammenti degli stessi. Una parte consistente di documenti è già stata pubblicata, una parte ancora no.

I primi scopritori si convinsero che la setta dei rotoli fosse la comunità degli Esseni. Questa comunità era già conosciuta da secoli, attraverso gli scritti degli autori antichi, tra i quali Flavio Giuseppe e Filone Alessandrino, famoso filosofo giudaico. Lo stanziamento degli Esseni è menzionato anche da Plinio il Vecchio, vissuto nel primo secolo della nostra era, autore di un’opera di storia naturale in lingua latina.

Nei rotoli ritrovati non compare il nome Esseni. Nelle fonti greche essi sono citati come Essaioi o Essenoi. Sul significato della parola Esseni sono state fatte numerose congetture. Secondo alcuni sembra che la forma latina potesse derivare dall’ebraico ” hasidium” (pii), secondo altri il nome derivava dall’aramaico “asya” (medico).

La questione, però, è di secondaria importanza; infatti, sebbene alcuni autori antichi abbiano citato gli Esseni, solo oggi, attraverso i loro scritti, possiamo capire chi essi siano.

Tra i rotoli vi sono opere che sono sicuramente collegate agli scritti esseni, ma ve ne sono altre che non sono interamente di provenienza essena. Gli Esseni erano impegnati nello studio della Bibbia per ritrovare il loro ruolo nella storia del mondo; essi composero delle opere di esegesi biblica.

Si stanziarono nella zona del Mar Morto, vicino a Ein Gedi, e qui fondarono la loro comunità e misero i rotoli nelle grotte, proprio nel luogo dove essi vennero ritrovati.

Secondo Plinio gli Esseni erano una comunità che aveva abbandonato le vanità del mondo.

Essi si erano elevati spiritualmente ed avevano conseguito una conoscenza mistica piuttosto consistente. Si erano isolati vivendo tra le palme da dattero, tenevano la proprietà in comune e non si sposavano, vivendo in uno stato di santità. Si dichiaravano pacifisti, ma si preparavano, al tempo stesso, per la guerra di distruzione totale, una rivoluzione mondiale nella quale essi sarebbero stati l’Elite di Israele. Vivevano presso le rive dei laghi e dei fiumi, lontani dai centri abitate e dalle città. Erano principalmente agricoltori e frutticoltori, vantavano una grande conoscenza del suolo e del clima, e questo permetteva loro di coltivare una notevole varietà di frutta e vegetali anche in zone relativamente desertiche.

Gli Esseni non avevano schiavi o servi: furono il primo popolo che condannò la schiavitù sia nella teoria che nella pratica. Nella loro comunità non esistevano il ricco e il povero, perché queste condizioni erano considerate delle deviazioni dalla loro legge.

Si dedicavano principalmente allo studio, sia della Bibbia che delle discipline come la medicina e l’astronomia. Essi furono considerati gli eredi dell’astronomia persiana e caldea e dell’arte egizia della guarigione. Erano anche esperti profeti e si preparavano alla profezia con un digiuno prolungato. Conducevano una vita semplice, alzandosi ogni mattina prima dell’alba per studiare, si bagnavano ritualmente nell’acqua fredda ed indossavano tuniche bianche.

Dopo il lavoro quotidiano nei campi e nelle vigne consumavano il loro frugale pasto in silenzio: non mangiavano carne e non bevevano vino. La sera era l’inizio della loro giornata, e il loro Sabato, o giorno santo, cominciava il venerdì sera ed era, per loro, il primi giorno della settimana.

Questa giornata era dedicata allo studio, alla discussione, alla musica, poiché essi suonavano diversi strumenti musicali. Dato il loro stile di vita, essi erano persone sane e robuste e raggiungevano spesso la tarda età.

Per essere ammessi alla loro comunità bisognava sostenere un periodo di prova di un anno, quindi seguivano tre anni prima dell’iniziazione, seguiti da sette anni di tirocinio prima di essere ammessi completamente.

Testimonianze riguardanti il loro stile di vita giungono dagli scritti dei loro contemporanei. Oltre ai già citati Plinio, Giuseppe Flavio e Filone, anche Solanius ed altri ne parlarono in vari modi, definendoli “una razza particolare, più interessante di tante altre” e venivano considerati “i più antichi iniziati che ricevono il loro insegnamento dall’Asia centrale”.

Tracce del loro insegnamento sono apparse in tutte le religioni.

I principi fondamentali erano insegnati anticamente in Persia, Egitto, India, Tibet, Palestina, Grecia e molti altri paesi.

La parte esoterica del loro insegnamento era rappresentata dall’Albero della Vita, dalle Comunioni Essene con gli Angeli, e dalla Settupla Pace.

L’insegnamento essoterico appare nel primo libro del Vangelo Esseno della Pace e nei Rotoli del mar Morto. La loro dottrina si ritrova nello Zend Avesta di Zarathustra, che la trasformò in uno stile di vita seguito per migliaia di anni.

Esso contiene i concetti fondamentali del Brahmanesimo, dei Veda, e anche i sistemi dello Yoga derivano dalla stessa sorgente. Budda divulgò le stesse idee di base e il suo “sacro Albero dell’Illuminazione” è collegato all’Albero della Vita.

In Tibet il loro insegnamento viene espresso nel Cerchio della Vita Tibetano. Esso fu parte integrante della cultura dei Fenici e della scuola alessandrina di filosofia in Egitto e contribuì a manifestazioni della cultura occidentale come la Massoneria, lo Gnosticismo, la Cabala e il Cristianesimo.

Gli Esseni vivevano in questo mondo, ma non ne facevano realmente parte. Essi erano convinti di vivere in compagnia degli angeli, sentivano di essere la “comunità di Dio”, gli eletti, e tratteggiavano una Città del Tempio spirituale secondo la loro propria concezione.

L’idea di base che il Maestro di Giustizia trasmise al mondo fu la “dottrina della predestinazione”. Il principio di base consiste nell’affermare che tutto è predestinato da Dio e che, quindi, non può essere modificato.

Secondo le loro credenze il termine “pentimento” acquistò un significato differente tra gli Esseni rispetto agli altri Ebrei. L’eletto esseno era una persona la cui elezione era stata predestinata. Egli viveva nel mondo, ma il fatto che ne avrebbe abbandonato le vanità entrando nella comunità e accettandone le regole, questo era oggetto di predestinazione. Gli Esseni chiamavano questo cambiamento, disposto da Dio, “pentimento”. Essi non avevano , però, solo un pensiero riguardante la predestinazione, il loro pensiero era anche dualista. Il dualismo tra bene e male era già apparso nella Bibbia, ma gli Esseni vi aggiunsero un altro dualismo: l’opposizione tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre.

Secondo il loro modo di vedere, Dio aveva predisposto in anticipo la divisione di due campi rivali, in opposizione. Dalla fonte della luce provenivano tutte le generazioni dei Figli della Luce, dalla fonte delle Tenebre provenivano le generazioni dei Figli delle Tenebre. Quindi una delle componenti base della predestinazione essena era la suddivisione tra malvagi e giusti.

Se un uomo era predestinato, fin dalla creazione, ad essere Figlio della Luce, lo diventava effettivamente; allora si univa alla comunità e Dio stesso lo avrebbe preservato dalla sofferenza e dal peccato. A questa concezione si aggiungeva la divisione tra bene e male all’interno del mondo spirituale: al di sotto di Dio c’erano due generi di uomini e due generi di esseri spirituali.

Gli spiriti erano divisi in due tipi; gli spiriti di menzogna e gli spiriti di verità. A capo degli spiriti di menzogna si trovava Belial, cioè Satana, al di sopra degli altri l’arcangelo Michele.

I Figli della Luce erano considerati, quindi, gli eletti della setta, mentre gli altri, Ebrei e gentili, erano i Figli delle Tenebre, condannati all’inferno. Il malvagio sarebbe stato sconfitto con la Guerra della Fine dei Giorni e il giusto sarebbe sopravvissuto.

Nonostante la loro idea di predestinazione, gli Esseni non pensavano affatto che l’uomo dovesse rimanere inattivo; egli doveva dar prova della sua elezione attraverso la sua iniziativa, dimostrando a se stesso e agli altri di essere stato scelto a far parte degli eletti.

Gli Esseni erano molto più rigorosi degli altri Ebrei nell’osservanza dei precetti e consideravano gli altri come seguaci di una via più facile ed agevole.

Essi raggiunsero delle alte vette dal punto di vista spirituale e di pensiero. Sono gli Ebrei che riuscirono ad affrontare, anche se in modo irreale e piuttosto utopistico, problemi molto gravi della condizione umana che ancora oggi hanno per noi una grande importanza.

I Rotoli del Mar Morto. Nelle grotte di Qumran venne scoperta una grande quantità di Rotoli. Una buona parte di essi è stata danneggiata dagli agenti atmosferici e dai parassiti.

In meno di venti grotte vennero ritrovate delle testimonianze fondamentali per lo studio della letteratura religiosa ebraica e per una migliore comprensione del Cristianesimo delle origini. Molti di questi testi hanno interesse solo per gli specialisti, altri sono costituiti da frammenti molto piccoli, al punto tale da non poterne ricostruire il pieno significato.

Una parte dei rotoli sono dei commenti a vari libri dell’Antico Testamento e ad altre opere ebraiche apocrife. Di seguito parleremo di alcuni rotoli di particolare interesse.

Il Rotolo di Rame venne ritrovato nella grotta n. 3 di Qumran. Questo documento è l’inventario di 64 luoghi dove era nascosto un tesoro formato da oro, argento e pietre preziose. Molti dei luoghi che vengono nominati si trovano a Gerusalemme, sotto o nelle vicinanze del Tempio; altri sono in territori vicini ad una distanza equivalente a quella di Qumran.

Se le cifre di cui parla il rotolo sono esatte, il tesoro ammonterebbe a 30 milioni di sterline, una somma che sicuramente piacerebbe a molti. Ma ciò che più conta del valore materiale è il significato religioso e simbolico; questo rende tale tesoro di un valore inestimabile.

Quando fu rivelato il contenuto del rotolo non venne fatto nessun accenno alla circostanza che nel testo si affermava che si trattava del tesoro del Tempio di Gerusalemme, da dove era stato trasportato per essere nascosto e protetto dagli invasori romani. Si può concludere, quindi, che il Rotolo di Rame risalga al tempo dell’invasione romana del 68 d. C. Alcuni esperti sostengono che si tratta di un tesoro del tutto immaginario, ma per molti studiosi esso è esistito realmente. Una cosa è certa: è impossibile localizzare i nascondigli segreti, in quanto le indicazioni, i luoghi, i punti di riferimento hanno toponimi locali ormai dimenticati da tempo.

Nel 1988 venne fatta un’ulteriore scoperta a poca distanza dal luogo dove era stato trovato il Rotolo di Rame. In una grotta, a circa un metro di profondità sotto il livello attuale del terreno, venne rinvenuta una piccola anfora risalente all’epoca di Erode e dei suoi immediati successori. Doveva essere considerata di grande valore, poiché era stata nascosta con molta cura ed era stata avvolta in un telo di fibre di palma.

Conteneva un olio denso di colore rosso la cui composizione, in base a delle analisi chimiche, risultò essere sconosciuta. Si pensa che questo olio fosse un balsamo, un’essenza preziosa prodotta a Gerico ed usata per consacrare i legittimi re d’Israele. La sua composizione, purtroppo, non può essere stabilita con certezza perché l’albero da cui l’olio veniva estratto è ormai estinto da millecinquecento anni.

In ogni caso, se questo olio fosse veramente un’essenza balsamica, potrebbe far parte del tesoro di cui parla il Rotolo di Rame. In ogni caso il principale privilegio del Rotolo di Rame è di aver dimostrato che Qumran non era una comunità completamente isolata, bensì legata a fazioni collegate al Tempio di Gerusalemme.

La Regola della Comunità venne rinvenuta nella grotta numero 1. Essa illustra i riti e le regole che guidavano la vita della comunità, le istruzioni al Maestro e ai subalterni e i principi di comportamento e le punizioni per la loro violazione.

Il testo incominciava enunciando i principi in base ai quali la comunità si definiva e si distingueva. Secondo tali principi i membri dovevano impegnarsi in un “Patto davanti a Dio per fare tutto quanto Egli ha ordinato” e, sempre secondo tali principi, a chi praticava l’obbedienza sarebbero “state perdonate tutte le colpe”.

La fedeltà alla Legge aveva una importanza fondamentale; tra le varie denominazioni che designavano i membri c’erano i “Guardiani del Patto”e gli “zelanti della legge”. Il Patto prevedeva determinati riti, tra cui il lavaggio e la purificazione per mezzo del battesimo, non una volta soltanto, ma tutti i giorni. Vi erano le preghiere quotidiane all’alba e al tramonto e la recita della Legge.

Tra questi riti si parla anche del “patto della comunità”simile, come dimostrano altri rotoli, all’Ultima Cena; essa parla anche del Messia. I membri che “procedono nella via della perfezione” devono rispettare la Legge “fino alla venuta del Profeta e dei Messia di Qumran e di Israele”. In questo brano del rotolo si fa riferimento a due figure regali, a due Messia distinti: uno discendente dalla stirpe di Aronne, l’altro della stirpe di Davide e Salomone, quindi di Israele.

All’epoca il termine Messia aveva un significato ben diverso da quello della tradizione cristiana: significava “l’Unto”, cioè colui che era stato consacrato con l’olio. Nella tradizione di Israele sia i re che i sacerdoti erano unti, cioè messia.

Copie di questo rotolo vennero trovate in due grotte: nella grotta numero 1 e nella grotta numero 4. La Regola della Guerra è un vero e proprio manuale di strategia e tattica militare; evidentemente faceva riferimento a circostanze specifiche ed era intesa per un tempo ed un luogo particolare.

Ecco un esempio: “Anche le sette formazioni dei cavalieri si terranno alla destra e alla sinistra della linea di combattimento, ma prenderanno posizione da una parte”.

Il testo del rotolo ha lo scopo di sollevare il morale e di aizzare la comunità contro il nemico invasore. Dà anche una dimensione metafisica e teologica alla lotta, definendola lo scontro tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre.

Il rotolo contiene anche un dato essenziale per la sua determinazione cronologica. Infatti, quando parla dei Romani il testo nomina “il loro re”, quindi il periodo a cui si riferisce non è quello della Roma repubblicana, bensì il periodo della rivolta della Palestina del 6 d. C. quando i soldati di Roma imperiale la invasero. Quindi la Regola della Guerra va considerata non nel contesto di un’epoca pre–cristiana, bensì nel primo secolo dopo Cristo.

Il Rotolo del Tempio sembra sia stato trovato nella grotta N. 11, ma non è un dato certo. Il rotolo tratta del tempio di Gerusalemme, ne dà la pianta, elenca gli arredi, le attrezzature, e parla dei riti che vengono praticati all’interno di esso. Il rotolo del Tempio è una specie di Thorah alternativa usata dalla comunità di Qumran e da altre sette palestinesi. La Thorah ufficiale comprende i primi cinque libri dell’Antico Testamento: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio; il Rotolo del Tempio costituisce il sesto Libro della Legge.

In esso sono contenute le leggi riguardanti i riti e le cerimonie del culto del Tempio, quindi il rituale di purificazione, le leggi riguardanti il matrimonio e le pratiche sessuali. Sono comprese in esso anche le leggi riguardanti l’istituzione della monarchia in Israele, il carattere, il comportamento, la condotta e gli obblighi del re.

Per esempio, è severamente vietato dalla legge che il re sia uno straniero, che abbia più di una moglie e che, come tutti gli ebrei, sposi la sorella, la zia, la moglie del fratello o la nipote. La maggioranza di questi tabù non sono nulla di nuovo, perché di essi si parla nell’Antico Testamento, a parte il matrimonio con la nipote.

I rotoli vengono considerati dagli esperti come risalenti all’epoca dei re Maccabei di Israele.

Con l’ascesa al trono di Erode e dei suoi discendenti la situazione cambiò. Prima di tutto, secondo gli standard ebraici del tempo, Erode era uno straniero, un arabo dell’Indumenea, una regione a sud della Giudea. In secondo luogo fra i re erodiani era frequente il fatto di sposare le nipoti. Quindi i divieti elencati nel Rotolo del Tempio si riferivano ad un tempo molto preciso, e sono una critica diretta alla dinastia di Erode, una dinastia di re stranieri, imposti e mantenuti da Roma imperiale.

Il rotolo denominato di Abacuc

Questo rotolo venne trovato nella grotta n. 1; è il testo che più si avvicina ad una cronaca della comunità. Il Commento ad Abacuc racconta di un certo numero di membri della comunità che, seguendo le istigazioni di un personaggio chiamato “uomo di menzogna”, si allontanarono rompendo il patto e cessarono di rispettare la Legge. Questo fece sì che esplodesse un conflitto fra loro e il capo della comunità, il Maestro di Giustizia.

Venne nominato anche un avversario malvagio conosciuto come il “Sacerdote empio”. Ciò che rende importante questa figura è l’indizio che fornisce per datare gli eventi narrati nel Commento ad Abacuc. Se il sacerdote empio era un membro della gerarchia del Tempio, significa che il Tempio esisteva ancora. Come nel caso della Regola della Guerra, in questo rotolo si fa riferimento alla Roma Imperiale, quindi alla Roma del primo secolo avanti Cristo.

Il Commento ad Abacuc allude ad una pratica particolare: le truppe romane vittoriose fanno offerte sacrificali alle loro insegne. Tale pratica non avrebbe potuto essere riferita al periodo della Roma repubblicana, perché a quell’epoca le truppe vittoriose avrebbero offerto sacrifici agli dei. Solo con la creazione dell’impero, quando l’imperatore venne considerato una divinità e divenne, per i suoi sudditi, un dio, la sua immagine o il suo simbolo furono riprodotti sugli stendardi dell’esercito. Quindi il Commento ad Abacuc, la Regola della Guerra, il Rotolo del Tempio fanno riferimento all’epoca di Erode.