"L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!"
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Il risveglio interiore

...ciascuno di noi, indipendentemente dalla eventuale rielaborazione intellettuale che può farne a posteriori, sperimenta nel corso di tutta la propria vita, queste due modalità della coscienza: quella opaca e quella luminosa. Nella modalità opaca, stanchezza e forza dell'abitudine prendono il sopravvento sul prodigio quotidiano dell'essere che si rivela, ottundono i nostri sensi e la nostra immaginazione e, alla lunga, producono sintomi di un disagio profondo che i medici e gli psichiatri chiamano angoscia, nevrosi, depressione, esaurimento, in genere accompagnati da disturbi fisici di vario genere... Quando, invece, sperimentiamo la modalità luminosa della coscienza, il mondo ci appare vivido e infinitamente ricco e affascinante, come se ogni cosa fosse circonfusa da un alone di gloria e come se ogni singolo filo d'erba e ogni singola goccia di pioggia avessero uno speciale messaggio da comunicarci.
Vi sono degli individui infelici che, pur di evadere dalla modalità opaca della coscienza, ricorrono all'uso sistematico di droghe, cercando nell'assunzione di sostanze chimiche quel senso di incanto, di armonia e di benessere, che non riescono a raggiungere nella loro vita quotidiana, ma di cui avvertono dolorosamente l'estrema necessità. E, così facendo, riducono la propria forza di volontà e le proprie difese organiche, finendo per diventare schiavi di un rimedio peggiore del male, che non risolverà alcuno dei loro problemi, ma che li trasformerà in poveri esseri svuotati e tremebondi, alienati dal mondo circostante e da se stessi, prigionieri nel cerchio implacabile di una assuefazione degradante.
Quando noi incominciamo la giornata con un atteggiamento positivo, conciliante, benevolo ed aperto, siamo in prossimità di quella che abbiamo definito la modalità di coscienza luminosa. Non bisogna, tuttavia, confondere tale concetto con quello di semplice entusiasmo, ottimismo o buon umore, benché questi possano esserne alcuni degli effetti. E la modalità luminosa non ha a che fare nemmeno con le prime ore del mattino, con il risveglio primaverile, con il sole dopo la pioggia e cose simili; né con circostanze particolari, quali la visita inattesa di un vecchio e caro amico, una soddisfazione professionale, un momento di intimità con la persona amata.
La modalità di coscienza luminosa non è il risultato di circostanze accidentali ed esterne, le quali, così come sono venute, possono dileguare; non è legata da un rapporto causale ad alcun evento specifico; e non è neppure il risultato di un buon carattere o di una buona digestione, benché tali fattori possano spianarle la via. In realtà, si tratta di una rivelazione che ha luogo nel bel mezzo della quotidianità, e deriva da una convergenza fra la disposizione al dono di sé da parte del soggetto, e una forza benevola sovra-umana, che può essere evocata con speciali tecniche di meditazione, con la preghiera, ma che, nella sua essenza, è misteriosa e giunge a noi sotto forma di dono gratuito e imperscrutabile.
Viceversa, la modalità di coscienza opaca è quella che deriva da una resa alla forza d'inerzia che insidia la bellezza e la freschezza della vita. Essa si nutre di rassegnazione, scetticismo e rancore, e spegne ogni forma di creatività e di espansione interiore, facendo valere le ragioni della routine, magari dopo averle ammantate di nobili ma pretestuose giustificazioni, quali il senso del dovere e della responsabilità, lo spirito di sacrificio, il sano realismo necessario nelle cose d'ogni giorno, e magari, specialmente nella odissea del rancore, il sentimento offeso della giustizia.
Il risultato, comunque, è sempre lo stesso: un ottundimento coscienziale che fa scomparire ogni slancio generoso, ogni tensione verso l'armonia e la pienezza, e piomba l'individuo in un tunnel senz'aria e senza luce, popolato da creature spettrali e da malevoli fantasmi. È nel nostro interesse, evidentemente, passare per quanto possibile da una modalità opaca della coscienza ad una modalità luminosa, anche se non esistono garanzie di successo indefinito o di permanenza inattaccabile nella seconda. La sensazione di incanto, di benessere e di felice consapevolezza ci rende più creativi, più disponibili, più pazienti, più tolleranti e più inclini a godere anche delle cose più semplici.
Inoltre, la modalità luminosa purifica i nostri pensieri e i nostri desideri, ridimensiona le esagerate pretese del falso Ego, mette un freno alle nostre tendenze narcisiste nello stesso tempo che ci dona energie insospettate, lucidità di pensiero, intuizione delle convergenze e dell'armonia, capacità di ascolto quasi insospettate, gratitudine verso la vita e verso l'essere dal quale promana. Non esistono tecniche specifiche per acquisirla, si tratta piuttosto di un abito mentale che discende da un insieme di buona volontà, meditazione, preghiera, azione disinteressata e benevolenza verso il mondo, nonché dall'intervento di quella poderosa forza extra umana alla quale abbiamo accennato in precedenza, e senza la quale potremmo fare ben poco.
Possiamo, però, osservare e cercar di imparare dalle tre categorie di persone che più si avvicinano, nel loro approccio al reale, alla modalità luminosa: i bambini, gli artisti e i santi. Lo stupore infinito del bambino, la creatività inesausta dell'artista e l'abbandono totale del santo, in misura diversa e su piani di realtà ben distinti fra loro, presentano le caratteristiche più prossime ad essa. Di queste, la più importante crediamo sia l'abbandono: perché il suo contrario, ossia l'attaccamento al falso Ego e alle cose del mondo, trasformate in strumenti del nostro piacere, è l'elemento che più di ogni altro preclude la strada verso la modalità luminosa e tende a rinchiuderci in quella opaca, grigia e rassegnata. Forse per questo è stato detto che chi vorrà salvarsi ad ogni costo, finirà per perdersi; mentre chi sarà disposto a perdersi, alla fine sarà salvo. In sostanza, una cosa sola manca alla bellezza assoluta del mondo: che l'occhio che lo contempla la sappia scorgere e apprezzare, divenendo più bello esso stesso, in un circuito virtuoso che non ha mai fine, sino a quando ogni cosa verrà reintegrata nella sua dimora originaria: la casa dell'Essere, della quale, per ora, ci è dato appena di intravedere qualche debole e confuso riflesso, come un bellissimo palazzo che si specchia in un torbido stagno.

di Francesco Lamendola - 01/07/2008
tratto da: http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.3019.7

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